non sono nemmeno un artigiano
faccio il ceramista
faccio l'ingegnere in ferrovia
sono un nuotatore
non sono un artista
non sono nemmeno un artigiano faccio il ceramista faccio l'ingegnere in ferrovia sono un nuotatore
4 Comments
oggi avevo tra le mani un pezzo,
uno di quelli cotti nell'infornata del 30 aprile scorso, di quelli preparati per Open House. è vero, non ho scritto le consuete disamine sull'ultima infornata, confesso di non averne avuto voglia, succede, il fatto è che girando quest'oggetto tra le mani è accaduto un fatto: c'è che altre volte mi è capitato, osservando una ciotola, un piatto, fatti da me, di rivedere le mie mani mentre lo foggiano, o anche di ritornare al momento in cui l'ho rivestito, smaltato; oggi no, non proprio, oggi sulla superficie ruvida, grezza; sui bordi frastagliati e rotti; nella consistenza pesante e grossolana; nella decorazione solo abbozzata; in tutto questo ho rivisto le mie mani per quello che sono, come ritratte; in tutto questo c'è come vedo ora me stesso. non tragga in inganno la sequenza di aggettivi non proprio lusinghieri, mi piace questa ciotola, mi piace molto ma il punto non è questo, il punto è che mi rendo conto di quanto la realizzazione di un oggetto la si possa considerare riuscita quanto più esso è in grado di definire il suo artefice. lo so, è cosa ovvia, in via teorica lo sapevo già, volevo solo condividere un nuovo piano, direi emotivo, di comprensione di questo semplice concetto. Ogni tanto faccio qualche palleggio in casa con una palla immaginaria;
non ho mai giocato veramente a basket, del resto non arrivando nemmeno a un metro e settanta direi che non ho le phisique du role per questo sport, ma da sempre mi concedo qualche palleggio quando sono solo, giusto il tempo di raggiungere la linea dei tre punti per poi partire in terzo tempo e schiacciare a canestro, immaginario pure questo, attaccato sopra lo stipite della porta della stanza; il fatto è che ultimamente, dopo aver spiccato il salto, il volo è breve e la ricaduta repentina e pesante... mi chiedo se negli anni la forza di gravità non si sia fatta più intensa. Lo so
lo so che sto scrivendo poco molto poco mi rendo conto che chi frequenta questo blog possa avere l'impressione di un certo disimpegno ma non sono fermo non proprio qualche giorno di vacanza, certo ma sto preparando il trasferimento del forno dalla Sabina fin giù, alle propaggini meridionali dell'agro romano spostare il forno non è solo un'operazione di smontaggio, trasferimento dei mattoni e ricostruzione ci vuole un'ambiente, un laboratorio per la smaltatura ci vuole, forse, un progetto nuovo per il forno stesso: sto pensando ad un forno che possa essere alimentato anche a legna fase di progettazione, insomma negli interstizi delle giornate estive di solito la sera iniziano ad affiorare idee per la prossima produzione come lievi pulsazioni, per adesso, che non tento nemmeno di trattenere e di elaborare, le lascio scivolare ho capito che funziona così se sono fortunato e se sono stato bravo a gestire questa fase fluttuante, ad un certo punto tutto prenderà forma al momento giusto vedremo dovrei ricordarmi di questo post comunque, anche se sto scrivendo poco, non è come sembra da qualche parte sta succedendo qualcosa La semplicità è il risultato diretto di una riflessione profonda
anonimo mi ritrovo qui con le disamine relative al forno del I maggio;
ho scritto poco in questo periodo; ho lavorato molto, in compenso. un mese fa, circa, alcune persone mi hanno chiesto di vedere le nostre ceramiche, si tratta di persone provenienti da contesti differenti una Maestra di Cerimonia del Te, un'altra signora giapponese, la signora M. una nostra amica che voleva prendere qualcosa per fare un regalo; insomma, ho pensato di mettere tutti insieme e presentare le nostre ceramiche in n'unica volta. così abbiamo pensato di offrire un aperitivo, giorno fissato: sabato 20 giugno luogo: il giardino di casa nostra. questo ha richiesto un'accelerazione inconsueta della produzione; avevo alcuni don'buri già biscottati, più due grandi brocche, non molto, in effetti mancavano le tazze, soprattutto. mi sono dato da fare, risultato due infornate, una a fine maggio, l'altra a metà giugno, ciotole, don'buri, tazze, brocche. due infornate piene. poi gli inviti e cosa mangiare, cosa bere, chi fa cosa? devo dire che senza l'aiuto di alcune amiche non ce l'avrei fatta, Laura che mi ha assistito e ha preparato cose buone, come pure Margherita e Nadia e poi alla fine è arrivata da Milano anche Federica. le devo ringraziare tutte. quindi, appuntamento sabato alle 18. intanto all'orizzonte, da nord-ovest arrivava un muro scuro, compatto, minaccioso e veniva proprio verso di noi alle 17:30 di una giornata partita col sole e guastatasi verso ora di pranzo, è venuto giù un diluvio mezz'ora di acqua pesante non pioggia ma proprio acqua, tanta acqua giù da un cielo nero e basso stanchi per l'inevitabile sforzo finale abbiamo fatto finta di niente qualche sorriso un po' forzato un paio di telefonate, voce incerta dall'alta parte. Federica che mi dice, Dai, tanto al massimo qualcuno rinuncerà a venire, ma che importa? io che che devo caricare una cassetta di vino gelato in macchina ma devo superare un vero e proprio torrente che scorre sotto il marciapiede e mi viene da ridere. in questi casi o ti incazzi o ridi non sempre sei tu a scegliere ma se ridi poi è più facile che le cose si mettano bene. alle 18, improvvisamente, è tornato tutto a posto è comparso il sole tra nuvole ormai sfilacciate, sono venuti tutti siamo stati bene. è bello vedere persone che non si conoscono che interagiscono, si piacciono, chiacchierano. Un mese di lavoro, una serata sorprendente. la Maestra di cerimonia che mi parla, prende le tazze le soppesa, mi spiega... ma di questo ne parlerò in uno dei prossimi post, devo ancora metabolizzare. Insomma, ho scritto poco ma ho lavorato con le mani e questo, in fondo, mi ha dato un po' di felicità. è da un po' che non scrivo
in effetti non ho fatto granché per il blog e in generale per Cono9, in questo periodo, per non parlare dei pezzi che devo ancora finire di smaltare e infornare dei disegni e degli appunti da cui, di solito, escono fuori i nuovi progetti dei nuovi progetti... per reprimere la sensazione di tempo perso ieri sera mi sono detto: Basta bighellonare domani riprendo a fare qualcosa scrivo un post, preparo la terra vediamo .... bighellonare non è un termine usuale lo usava mio padre quando ero ragazzo; poi ho preso un libro nuovo sul comodino Sette lezioni di fisica di Carlo Rovelli (Adelphi 2014) e ho letto: "Da ragazzo, Albert Einstein ha trascorso un anno a bighellonare oziosamente. Se non si perde tempo non si arriva da nessuna parte..." be', a parte la grandezza del personaggio, la cosa mi è sembrata giusta, condivisibile, come dire, universalmente valida insomma, mi ha messo di buon umore come se mi avesse pulito la coscienza come se avessi scoperto riserve nascoste se fosse vero ora dovrebbe essere il momento di ripartire speriamo mi sembra di averne bisogno qualche volta penso che sono attratto dai colori e dalle forme della ceramica giapponese per l'affinità con colori e forme naturali
questa volta, tra sassolini greci, mi sembra di vedere tenmoku, nuka, celadon e sottili smalti di cenere su argille grigie qualche volta sembra io che non abbia un gran che da fare "Un’altra cosa che potreste fare, come optional, è rendervi conto che ci sono sei stagioni, non quattro. La poesia delle quattro stagioni è completamente sbagliata per questa parte del pianeta, ecco forse perché siamo quasi sempre così depressi. Insomma, spesso e volentieri la primavera non sembra affatto primavera, e novembre non c’entra niente con l’autunno, e così via. Ecco la verità sulle stagioni: la primavera sono maggio e giugno! Cosa c’è di più primaverile di maggio e giugno? L’estate sono luglio e agosto. Fa un caldo boia, no? L’autunno è settembre e ottobre. Le vedete le zucche? Sentite l’odore di quel falò di foglie secche. Poi viene la stagione chiamata «Chiusura». È il periodo in cui la natura chiude i battenti. Novembre e dicembre non sono l’inverno. Sono la chiusura. Poi arriva l’inverno, gennaio e febbraio. Accidenti! Quanto sono freddi! E poi cosa arriva? Non la primavera. La riapertura. Che altro potrebbe essere aprile?"
Kurt Vonnegut estratto da: Quando siete felici, fateci caso [ed. minimum fax] visto da qui, in una giornata grigia e ventosa di metà marzo, mi sembra così chiaro; vero? |
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Ottobre 2023
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