Alabastron Nome: Una forma ritrovata Corpo in gres a grana fina; modellato a tornio e colombino. Privo di ingobbio. Smalto Dry Yellow Ochre di J. Jelfs. Cottura in forno a gas. Cono 10 in riduzione Supporto in ferro forgiato da Martino Stenico Sulla forma: è importante precisare, come appuntavo sul "lenzuolo", quel foglio con gli appunti e gli schizzi che rappresenta il progetto (vedi post precedente), nei miei alabastron cerco di replicare delle forme senza dare alcun peso alla funzione. Ricordo che gli alabastron erano piccoli contenitori per unguenti e olii per il corpo; piccoli, appunto. L'alabastron da cui ho preso questa forma era in pasta di vetro e stava nel palmo di una mano, Questo è alto quasi 40 cm ed è, ovviamente, in gres, un materiale che non credo fosse in uso nel bacino del Mediterraneo in epoca classica. Una forma astratta, insomma, sulla quale lavorare senza i vincoli della funzione o del rispetto della tradizione.
Sulla superficie: continua il lavoro sui rivestimenti "terrosi", alla vista e al tatto. Qui c'è anche la simulazione di un'incrostazione in prossimità della bocca, come fosse un oggetto dissepolto, usurato dal tempo e dagli elementi. La goccia di smalto azzurro, tipo chun, che esce dall'interno ha la funzione di esaltare l'aspetto arido della superficie esterna.
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Maggio 2025
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