Nota: il riferimento frequente alla terminologia anglosassone è dovuta al fatto che gran parte della letteratura essenziale e degli articoli specialistici è in questa lingua.
INGOBBI
Rivestimenti, Ingobbi e Ingobbi vetrosi
Gli ingobbi sono materiali argillosi allo stato semi-liquido usati per modificare colore e texture della superficie dei pezzi. Spesso sono costituiti dalla stessa argilla usata per il corpo del pezzo additivata con ossidi coloranti. Altre volte sono a base di caolino miscelato ad argille locali. Altre volte, ancora, sono miscelati a feldspati o ceneri vulcaniche. La presenza di argille fusibili o di feldspati (o ceneri vulcaniche) può portare ad una parziale vetrificazione del rivestimento, in questo caso alcuni autori parlano di ingobbi vetrosi.
L'ulteriore incremento di materiali fusibili e di silicio porta questi rivestimenti ad entrare nella categoria degli smalti (vedi smalti terrosi e dry).
In lingua inglese si può trovare o la parola engobe o slip. Il problema è che c'è chi le usa indifferentemente, come sinonimi e chi attribuisce significati leggermente diversi riferendosi al termine slip per prodotti prevalentemente a base di argilla in fase liquida e a engobe nei casi in cui c'è maggiore quantità di fondente, additivi e coloranti.
Le definizioni che portano a separare la categoria degli ingobbi da quella degli smalti sono molteplici e tutte più o meno arbitrarie.
Qui sotto c'è una tabella con le formulazioni di alcuni ingobbi. Quello che sto usando di più ultimamente è il Wilson 1 - dal testo Inside Japanese Ceramics di Richard L. Wilson, appunto - con Caolino e Ball Clay in parti uguali (35% ciascuno) più feldspato e quarzo come indicato. Così com'è, senza altri ossidi, cuoce in bianco ed è ottimo per lo hakeme. Con aggiunta di ossido di ferro vira sul rosso: da un rosso chiaro, quasi rosa, con il 4-5% di ferro fino a un bel rosso carico con ferro a 8-10%. Nella foto in alto alcune ciotole ingobbiate pronte per il 1° fuoco.
L'ulteriore incremento di materiali fusibili e di silicio porta questi rivestimenti ad entrare nella categoria degli smalti (vedi smalti terrosi e dry).
In lingua inglese si può trovare o la parola engobe o slip. Il problema è che c'è chi le usa indifferentemente, come sinonimi e chi attribuisce significati leggermente diversi riferendosi al termine slip per prodotti prevalentemente a base di argilla in fase liquida e a engobe nei casi in cui c'è maggiore quantità di fondente, additivi e coloranti.
Le definizioni che portano a separare la categoria degli ingobbi da quella degli smalti sono molteplici e tutte più o meno arbitrarie.
Qui sotto c'è una tabella con le formulazioni di alcuni ingobbi. Quello che sto usando di più ultimamente è il Wilson 1 - dal testo Inside Japanese Ceramics di Richard L. Wilson, appunto - con Caolino e Ball Clay in parti uguali (35% ciascuno) più feldspato e quarzo come indicato. Così com'è, senza altri ossidi, cuoce in bianco ed è ottimo per lo hakeme. Con aggiunta di ossido di ferro vira sul rosso: da un rosso chiaro, quasi rosa, con il 4-5% di ferro fino a un bel rosso carico con ferro a 8-10%. Nella foto in alto alcune ciotole ingobbiate pronte per il 1° fuoco.
Si può dare l'ingobbio praticamente in ogni fase di produzione, fino al momento della smaltatura o del 2° fuoco. Quindi si ingobbia l'argilla fresca, a durezza cuoio, a secchezza osso o direttamente il pezzo già biscottato. Gli elementi principali di cui tener conto sono un paio: l'interazione ingobbito (in fase liquida) con l'argilla del pezzo e il ritiro di argilla e ingobbito.
Per quanto riguarda l'interazione è sufficiente tener conto del atto che se si ingobbia argilla fresca, argilla e ingobbito tenderanno a miscelarsi sulla superficie del pezzo alterando il colore dell'ingobbio; se invece il pezzo è a secchezza osso è importante porre attenzione alla modalità di posa dell'ingobbio: spessori elevati, ingobbito molto liquido o dato per immersione potrebbero far assorbire troppa acqua all'argilla del corpo del pezzo provocandone deformazione e lesioni.
Sul ritiro, in linea di massima, bisogna comporre gli ingobbi in modo da compensare il maggior ritiro dell'ingobbio stesso (che viene dato in fase liquida) con quello dell'argilla del pezzo che sarà già in uno stato più avanzato e quindi avrà già scontato parte del ritiro. Naturalmente lo spessore dell'ingobbio conta molto. Alcuni autori utilizzano, ad esempio, il caolino calcinato in quantità via via crescenti a seconda del momento in cui si ingobbia (es. Wilson).
Per maggiori dettagli si veda nel blog: categoria ingobbi.
Per quanto riguarda l'interazione è sufficiente tener conto del atto che se si ingobbia argilla fresca, argilla e ingobbito tenderanno a miscelarsi sulla superficie del pezzo alterando il colore dell'ingobbio; se invece il pezzo è a secchezza osso è importante porre attenzione alla modalità di posa dell'ingobbio: spessori elevati, ingobbito molto liquido o dato per immersione potrebbero far assorbire troppa acqua all'argilla del corpo del pezzo provocandone deformazione e lesioni.
Sul ritiro, in linea di massima, bisogna comporre gli ingobbi in modo da compensare il maggior ritiro dell'ingobbio stesso (che viene dato in fase liquida) con quello dell'argilla del pezzo che sarà già in uno stato più avanzato e quindi avrà già scontato parte del ritiro. Naturalmente lo spessore dell'ingobbio conta molto. Alcuni autori utilizzano, ad esempio, il caolino calcinato in quantità via via crescenti a seconda del momento in cui si ingobbia (es. Wilson).
Per maggiori dettagli si veda nel blog: categoria ingobbi.
SMALTI
Terrosi, Dry e Slip Glaze
Si tratta di smalti con un alto contenuto di argilla (intorno al 30%) e poveri, in proporzione, di silicio; per questo non hanno l'aspetto vetroso di altri smalti. Hanno un'origine antica, da quando in Cina la tecnologia ha consentito la realizzazione di forni da alta temperatura, a quel punto, infatti, ci si rese conto che alcune argille, cotte ad alta temperatura, fondevano. Infatti, quando alle argille primarie si aggiungono naturalmente minerali fondenti come carbonato di calcio, alcali, metalli, la temperatura di fusione di abbassa. Nel linguaggio anglosassone questi smalti sono definiti slip glaze.
Oggi gli smalti terrosi o slip glaze sono prodotti con argille naturali integrate alle quali, eventualmente, sono aggiunti altri elementi sia fondenti che vetrificanti. Viene da se che non esiste un confine definito tra slip glaze e smalti veri e propri ma si tratta di un tratto nel percorso continuo che parte dagli ingobbi e finisce col vetro.
Anche in questo caso il colori possono essere gestiti introducendo nella formula ossidi metalli ma bisogna tener conto del fatto che spesso le argille naturali, principale ingrediente di questi smalti, contengono discrete quantità di ossido di ferro.
Oggi gli smalti terrosi o slip glaze sono prodotti con argille naturali integrate alle quali, eventualmente, sono aggiunti altri elementi sia fondenti che vetrificanti. Viene da se che non esiste un confine definito tra slip glaze e smalti veri e propri ma si tratta di un tratto nel percorso continuo che parte dagli ingobbi e finisce col vetro.
Anche in questo caso il colori possono essere gestiti introducendo nella formula ossidi metalli ma bisogna tener conto del fatto che spesso le argille naturali, principale ingrediente di questi smalti, contengono discrete quantità di ossido di ferro.
Irabo
In generale è un vero e proprio stile per la produzione ceramica.
Di origine coreana, è stato introdotto in Giappone tra il XVI e il XVII secolo dove è stato particolarmente apprezzato per la cerimonia del te.
Il nome Irabo sembra che derivi dal termine giapponese "ira-ira," che significa irritato, contrariato, per via della caratteristica superficie ruvida dovuta ai materiali poco raffinati utilizzati per la miscela dello smalto ed allo spessore sottile con cui questo viene applicato.
Lo smalto Irabo è composto da cenere di legna e argilla ricca di ferro.
L'irabo "Vulcano", ad esempio, contiene, al posto dell'argilla locale usata normalmente, ceneri vulcaniche dell'omonima isola delle Eolie.
Di origine coreana, è stato introdotto in Giappone tra il XVI e il XVII secolo dove è stato particolarmente apprezzato per la cerimonia del te.
Il nome Irabo sembra che derivi dal termine giapponese "ira-ira," che significa irritato, contrariato, per via della caratteristica superficie ruvida dovuta ai materiali poco raffinati utilizzati per la miscela dello smalto ed allo spessore sottile con cui questo viene applicato.
Lo smalto Irabo è composto da cenere di legna e argilla ricca di ferro.
L'irabo "Vulcano", ad esempio, contiene, al posto dell'argilla locale usata normalmente, ceneri vulcaniche dell'omonima isola delle Eolie.
Jun
Lo Jun o chun è un antico smalto originario della Cina.
Ad essere più precisi, col nome Jun si indica un tipo di ceramica con caratteristiche peculiari dell'argilla utilizzata per il corpo, di moderazione e forma dei pezzi e di cottura, oltre a quelle riferite allo smalto.
Per motivi di sintesi qui mi riferisco solo al rivestimento, lo smalto azzurro opalescente che ha reso celebre questa produzione ceramica. In alcuni casi sono presenti chiazze rosso-violacee realizzate con ossido di rame. Di base si tratta di uno smalto feldspatico molto ricco di quarzo che, quasi sicuramente veniva introdotto nella composizione dello smalto mediante l’uso di cenere di crusca di riso.
Lo Jun include il grigio-blu, l’azzurro, il bianco (moon-white) e, in alcuni casi il verde. Richiede una cottura in riduzione.
Spesso il piede (se smaltato) e il bordo superiore, dove lo smalto è più sottile, si presentano di colore bruno.
Ad essere più precisi, col nome Jun si indica un tipo di ceramica con caratteristiche peculiari dell'argilla utilizzata per il corpo, di moderazione e forma dei pezzi e di cottura, oltre a quelle riferite allo smalto.
Per motivi di sintesi qui mi riferisco solo al rivestimento, lo smalto azzurro opalescente che ha reso celebre questa produzione ceramica. In alcuni casi sono presenti chiazze rosso-violacee realizzate con ossido di rame. Di base si tratta di uno smalto feldspatico molto ricco di quarzo che, quasi sicuramente veniva introdotto nella composizione dello smalto mediante l’uso di cenere di crusca di riso.
Lo Jun include il grigio-blu, l’azzurro, il bianco (moon-white) e, in alcuni casi il verde. Richiede una cottura in riduzione.
Spesso il piede (se smaltato) e il bordo superiore, dove lo smalto è più sottile, si presentano di colore bruno.
Nuka
Il Nuka è uno smalto dalla formulazione essenziale composto da rocce feldspatiche, cenere di legna e cenere di crusca di riso. Proprio l'alto contenuto di silice (componente prevalente della cenere di crusca di riso oltre ad essere presente nei feldspati) conferisce il caratteristico biancore lattiginoso. Probabilmente è uno smalto antico ma la formulazione attualmente utilizzata è ricavata dalla ricetta proposta da Shoji Hamada - fatte le dovute sostituzioni, Hamada, infatti, utilizzava la Terayama Stone (roccia feldspatica) mentre in occidente, oggi, si usa il feldspato. Analogamente, la cenere di crusca di riso è sostituita da cenere di paglia o da quarzo puro. Il nome, Nuka, deriva proprio dal termine utilizzato in giapponese per indicare la cenere di crusca di riso.
Tenmoku
Tenmoku o Temmoku è la parola giapponese per indicare un tipo di tazza da cerimonia del te originaria della Cina.
Oggi indica tutta la classe di smalti feldspatici contenenti alte percentuali di ferro che conferisce il caratteristico colore marrone scuro o nero. I bordi sono spesso caratterizzati da colore ruggine. La cottura prevista per questo tipo di smalto è in riduzione.
Diversi autori includono tra i tenmoku anche i kaki, gli smalti saturi di ferro, i tea dust e gli oil spot.
Oggi indica tutta la classe di smalti feldspatici contenenti alte percentuali di ferro che conferisce il caratteristico colore marrone scuro o nero. I bordi sono spesso caratterizzati da colore ruggine. La cottura prevista per questo tipo di smalto è in riduzione.
Diversi autori includono tra i tenmoku anche i kaki, gli smalti saturi di ferro, i tea dust e gli oil spot.
Tea Dust
Il tea dust appartiene alla categoria dei tenmoku ed è caratterizzato dalle macchie di colore verde da cui il nome (polvere di te). Le dimensioni delle macchie sono molto variabili, in funzione della formula usata per lo smalto e delle modalità di cottura, e così l'aspetto finale può essere quello di un verde giallastro screziato o di un verde scuro con macchie verde chiaro. Anche questo smalto richiede cotture in riduzione.
Nelle nostre tazze spesso usiamo la combinazione di tenmoku e tea dust.
Nelle nostre tazze spesso usiamo la combinazione di tenmoku e tea dust.
Saturi di ferro
Gli smalti saturi di ferro sono smalti che spesso partono dalle stesse ricette base usate per il celadon ma con contenuti di ossido di ferro che vanno dal 12% al 20%. Si tratta di contenuti di ossido di ferro talmente elevati da non riuscire ad entrare in soluzione con gli altri ossidi così da rimanere cristallizzato in superficie in forma metallica.
Ovviamente, nelle cotture in riduzione il colore tende al rosso: dal rosso arancio al rosso bruno.
Ovviamente, nelle cotture in riduzione il colore tende al rosso: dal rosso arancio al rosso bruno.
Smalti trasparenti o base
C'è una serie di smalti, studiati e adottati da grandi ceramisti del '900 (es. Hamada e Leach) che, quando privi di ossidi coloranti, sono trasparenti o lattiginosi o bianchi, in funzione dello spessore e delle modalità di cottura. L'aggiunta di ossidi specifici può dare il bianco opaco o il celadon nelle sue innumerevoli varietà.
Coreano
Chiamiamo coreano un tipo di smalto formulato da ceramisti corani contemporanei sulla base di uno smalto proveniente dalla tradizione Punchong. Si tratta, quindi, della "traduzione" di una ricetta che, originariamente, prevedeva l'uso di una roccia priva di ferro e di cenere, mentre oggi ha una base felspatica arricchita con silice.
Semplificando molto, la ceramica Punchong è caratterizzata da argille scure (ferrose) per il corpo, da ingobbio bianco e da smalto trasparente.
Di tutto ciò, nei nostri pezzi, resta solo lo smalto, che normalmente applichiamo con spessori talmente sottili da lasciare in vista e al tatto la grana dell'argilla. Su alcuni pezzi diamo pennellate di ingobbio bianco ma anche pennellate di rosso di ferro.
Semplificando molto, la ceramica Punchong è caratterizzata da argille scure (ferrose) per il corpo, da ingobbio bianco e da smalto trasparente.
Di tutto ciò, nei nostri pezzi, resta solo lo smalto, che normalmente applichiamo con spessori talmente sottili da lasciare in vista e al tatto la grana dell'argilla. Su alcuni pezzi diamo pennellate di ingobbio bianco ma anche pennellate di rosso di ferro.