Coppia di ciotole. Forma squadrata ma con linee e angoli ammorbiditi. Gres color camoscio. Smalto jun a spessore non uniforme con linea di tenmoku tea dust sul bordo che crea colature color verde/giallo con punti color oro. Nessun ingobbio. Lo jun è derivato dalla formula detta 4:3:2:1 attribuita a Leach. La formula base prevede: 4 parti di feldspato di potassio; 3 di quarzo; 2 di carbonato di calcio; 1 di caolino. poi il caolino viene ulteriormente ridotto e sostituito in parte da talco e da colemanite. Infine c'è un pizzico di ossido di ferro nero. Sul perché lo jun ha questo colore dovrò scrivere presto qualcosa. Le foto deformano il colore.
Qualche differenza tra le due ciotole c'è ma non è così evidente come appare dalle due immagini qui sopra. Inoltre, il color oro delle colature si perde completamente. C'è anche un accenno di colatura dello Jun ma direi che è accettabile.
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Credo di aver già scritto qualcosa in merito; ci torno perché è una cosa di cui non riesco a liberarmi. Evidentemente continuo a sbagliare; oppure non vedo la cosa nel verso giusto. Ritrovo due post Errori e Errori 2 rispettivamente del 5 agosto e del 26 novembre 2016. Riprovo partendo da John Cage. Non sono un conoscitore dell'opera musicale e filosofica di Cage, ma casualmente, di recente, mi sono imbattuto in alcune cose che lo riguardano; potenza di internet ... e della casualità. La prima cosa che ho trovato - e che ho già riportato qualche post fa - è stata: Instead of self-expression, I'm involved in self-alteration. lasciamola stare lì. Quindi torno sul concetto di errore. Nel progetto dell'ultimo lavoro avevo appuntato quest'idea: L'ERRORE Quando tutto è sotto controllo; quando il disegno è conforme alle aspettative (esattezza); quando c'è la consapevolezza (tecnica) della manifattura; allora l'errore - di fatto - conferisce all'oggetto la sua personalità - in un certo senso il suo nome, la sua bellezza. L'errore deve presentarsi in un contesto di regolarità (retta via) e non deve essere previsto ma risultare naturale (o tale deve apparire). dal Vocabolario on-line Treccani: erróre s. m. [dal lat. error -oris, der. di errare «vagare; sbagliare»]. – 1. letter. L’andar vagando, peregrinazione, vagabondaggio: [...] 2. Lo sviarsi, l’uscire dalla via retta, spec. in senso fig., l’atto e l’effetto di allontanarsi, col pensiero o con l’azione o altrimenti, dal bene, dal vero, dal conveniente. In partic.: a. Deviazione morale: [...] b. Fallo, colpa, peccato: [...] c. Credenza errata in materia di fede religiosa: [...] d. Opinione, affermazione erronea, giudizio contrario al vero: [...] e. di ragionamento; [...] f. Quanto contrasta con le regole di una tecnica o scienza, o manca di correttezza, di esattezza: [...] g. Azione inopportuna, svantaggiosa: [...] 3. [...] Le foto di queste mattonelle servono a spiegare meglio. Le mattonelle appartengono alla nuova serie su cui stiamo lavorando con PoPLab. Ho già presentato la prima serie ma di questo parlerò un'altra volta. Ora mostro queste due perché sono frutto di un errore. Le avevo caricate nel forno sotto le ciotole, quelle azzurre Jun del lavoro "Ciotole di riso per Momo". L'errore consiste nelle colature eccessive dello smalto Jun. Gocce di smalto sono cadute sulle piastrelle. Tecnicamente la colatura dello smalto è in contrasto con le regole della tecnica (di smaltatura e di cottura, in questo caso) e, pertanto, manca di correttezza, di esattezza. Le considerazioni sugli effetti di tale errore sono, ovviamente, del tutto soggettive.
Qui voglio, però, riportare alcuni brani di un'intervista di Laurie Anderson a John Cage. L'ntervista è pubblicata su tricycle.org ... C: Yes, instead of wiping out what I didn’t like, I tried to change myself so that I could use it. ... I use chance operations instead of operating according to my likes and dislikes. I use my work to change myself and I accept what the chance operations say. ... A: In using chance operations, did you ever feel that something didn’t work as well as you wanted? C: No. In such circumstances I thought the thing that needs changing is me — you know — the thinking through. If it was something I didn’t like, it was clearly a situation in which I could change toward the liking rather than getting rid of it. ... A: So you did, in fact, make a kind of judgment on yourself. C: Yes, instead of wiping out what I didn’t like, I tried to change myself so that I could use it. E' chiaro che estrapolare brutalmente dei brani da un'intervista ne deforma il senso ma fa parte del gioco. Comunque leggendo tutti l'intervista direi che non ci si allontana di molto da quello che passa qui. L'importante è tener conto del fatto che Cage usava intenzionalmente il caso nel proprio lavoro. Non è il mio caso. Però, la mia tendenza alla ripetizione di certi errori mi insospettisce. Quindi, la mia personale sintesi dei concetti assemblati qui sopra è che talvolta il caso e l'errore si sovrappongono. Oppure che attraverso un errore ripetuto si sta inconsciamente cercando qualcosa. A questo punto l'errore tecnico, rimaneggiato dal caso, acquista un valore se si è in grado di operare una necessaria trasformazione di se stessi. In altre parole, se si è in grado di non rifiutare ciò che non ci piace, perché casualmente errato, cercando di cambiare se stessi in modo che lo si possa accettare. Lo so, il ceramista non ce la fa ad accettare questo; l'artigiano non può farlo ma l'uomo è indotto a riflettere: Instead of self-expression, I'm involved in self-alteration. |
AutoriVesuvioLab Archivio
Ottobre 2023
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