Ho rifatto i piatti. Ne ho cinque perché uno si è rotto in fase di asciugatura e non ho avuto il tempo di rifarlo; poco male, mi interessava di più mettere a posto le cose dopo il disastro dell'ultima infornata - vedi post precedente del 11 maggio scorso. Il Progetto n. 6 pezzi fognatura al tornio diametro al finito 26 cm circa impasto: gres grigio Le intenzioni il Progetto è sostanzialmente lo stesso, ho aumentato un po' il diametro, già che c'ero, per accompagnare l'incremento dello spessore che invece, nelle intenzioni, serviva a ridurre le deformazioni. La Realizzazione n. 6 pezzi fognatura al tornio diametro al tornio (appena foggiato) 28/29 cm devo compensare il ritiro gres grigio chamottato pennellata di ingobbito bianco (hakeme) Un processo affidabile Come dicevo, uno dei piatti è andato già in fase di produzione. Forse è rimasto al sole qualche ora... anzi, sicuramente è così perché è stato fatto come gli altri, solo che gli altri li ho rifiniti di sera e il grosso dell'acqua l'hanno rilasciata di notte. Ma, dicevo, poco importa, quello che mi interessa è individuare un processo affidabile e, quindi, replicabile. Siccome credo di esserci, penso che rifare il piatto mancante oggi non sia un problema. Smaltatura e cottura Smalto, uguale per tutti: Coreano. Decorazione: schizzo doppio (due pennellini affiancati) uno di iron stain e l'altro di uno smalto vero e proprio saturo di ferro (vedi macchioline brune); una leccata di smalto jun sul bordo e qualche goccia di tea dust (macchie verdastre). Cottura in riduzione a cono 9/10. Una composizione complessa Nel preparare questi piatti ho cercato di mettere insieme vari elementi in una composizione più complessa del solito, del mio solito, senza tradire la propensione a realizzare pezzi semplici, come già vissuti, già sporchi... penso alla pietra, al ferro ossidato, concrezioni... Su ogni piatto, oltre alla terra di cui è fatto, c'è un ingobbio, macchie di ossido, lo smalto di base e altri tre smalti; in totale concorrono e interagiscono 6 elementi; sei materiali; sei colori. L'essenza La mano di smalto coreano (io lo chiamo così perché è la rielaborazione dello smalto proveniente dalla tradizione pungh'ong), che di solito è un velo uniforme e molto sottile, qui è data apparentemente con meno attenzione, è sempre sottile, anche se non sottilissima, e irregolare, con tanto di colature. Nella foto sotto, la colatura bianca che scorre sotto la falda del piatto non è ingobbio (come il bianco sulla faccia superiore) ma una goccia di smalto che, dove più spesso, tradisce la sua essenza feldspatica a quarzosa. Sempre dalla foto sotto si rivela l'interazione dello smalto con l'argilla, all'altezza del piede si può vedere il cambio di colore tra argilla rivestita di smalto e argilla nuda; il "coreano" sottile è trasparente, nel senso che lascia passare la luce, ma modificando il colore. Non sono tutte rose Un difetto comunque c'è. Un paio di piatti si sono leggermente deformati. Quello della foto sotto nemmeno tanto leggermente. Non si tratta di una deformazione che deturpa il pezzo ma è pur sempre un'anomalia non cercata. Qui il problema è legato al passaggio da cono 9 a cono 10 che sto adottando nella mia scheda di cottura. Alcune argille, anche tra quelle che uso da anni, tollerano male questo incremento di temperatura e basta uno spessore più sottile o una forma più delicata (come le falde di un piatto) per mandarle in crisi. Un confronto impietoso
A seguire due foto, la prima con un pezzo proveniente dall'infornata del 11.5.2018 e la seconda con uno di quest'ultima.
0 Comments
|
AutoriVesuvioLab Categorie
Tutti
Archivio
Dicembre 2024
|