Nel suo piccolo manuale sulla tecnica del tornio, "Throwing Post", Phil Rogers dedica un capitolo sul progetto o, più in generale, sull'obiettivo che un ceramista si propone nel momento in cui siede al tornio. Parla della necessità di lavorare avendo il più possibile chiaro in mente cosa si vuole fare, di conoscere gli elementi di base che riguardano la ceramica funzionale, regole che magari si vogliono tradire ma che è necessario conoscere; dell'importanza di non imitare la produzione industriale. Spiega quanto aiuti avere l'abitudine di tenere un quaderno di schizzi (anche se non si è buoni disegnatori) dove appuntare idee, spunti ricavati da pezzi che ci piacciono o anche da forme naturali che incontriamo per caso. Infine parla dello stile personale e di quanto ognuno di noi, apprese le basi tecniche e studiato più possibile altri artisti e artigiani, sia in grado, quasi naturalmente, di tirare fuori anche solo imitando opere altrui. Basta un segno, l'attaccatura di un manico, un disegno appena schizzato con l'ossido o il tipo di smalto per rendere l'oggetto il nostro pezzo, quello che ci identifica. La sintesi di questo discorso, che a me pare illuminate nella sua semplicità credo di poterla estrarre da un'unica frase che, tradotta, dice più o meno questo: "Gli oggetti di ceramica fatti a mano devono essere letti come un libro e la storia che raccontano parla dei materiali di cui sono fatti e del carattere di chi li ha foggiati".
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AutoriVesuvioLab Archivio
Ottobre 2023
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