Nel riprendere il lavoro,
a parte alcune ciotole che avevo iniziato e che devo fare perché sono gli oggetti più richiesti, sono tornato sui vasi perché quelli fatti nel forno della scorsa estate non sono stati proprio soddisfacenti diciamo che quel forno ha dato ottime indicazioni sul lavoro di cottura col carbone ma poi la produzione in se è stata un mezzo fallimento; allora ci riprovo intanto, in un angolo del giardino ritrovo uno dei pochi pezzi di quell'infornata che si salvano e, forse, non per caso, è l'uso a nobilitarlo o così sembra comunque queste piante acquatiche vegetano bene lì dentro e tra qualche settimane sarà cresciuto un bel ciuffo
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Ripartire, dicevo
siccome per vari motivi non riesco a fare ancora il forno che avrei dovuto fare a gennaio, motivi che fino a ieri pensavo indipendenti dalla mia volontà oggi non ne sono poi tanto sicuro, ho deciso di derogare all'abitudine di chiudere un ciclo prima di iniziarne uno nuovo ho iniziato a rinnovare la pagina di "Attualità" ho ripreso argille secche che già da qualche giorno, pigramente, avevo messo a rigenerare ho preso un taccuino nuovo ed ho schizzato qualcosa vediamo c'è un po' di materiale sparso da organizzare qualche ciotola in laboratorio nuovi post su smalti e ingobbi da scrivere è da un po' che non scrivo
in effetti non ho fatto granché per il blog e in generale per Cono9, in questo periodo, per non parlare dei pezzi che devo ancora finire di smaltare e infornare dei disegni e degli appunti da cui, di solito, escono fuori i nuovi progetti dei nuovi progetti... per reprimere la sensazione di tempo perso ieri sera mi sono detto: Basta bighellonare domani riprendo a fare qualcosa scrivo un post, preparo la terra vediamo .... bighellonare non è un termine usuale lo usava mio padre quando ero ragazzo; poi ho preso un libro nuovo sul comodino Sette lezioni di fisica di Carlo Rovelli (Adelphi 2014) e ho letto: "Da ragazzo, Albert Einstein ha trascorso un anno a bighellonare oziosamente. Se non si perde tempo non si arriva da nessuna parte..." be', a parte la grandezza del personaggio, la cosa mi è sembrata giusta, condivisibile, come dire, universalmente valida insomma, mi ha messo di buon umore come se mi avesse pulito la coscienza come se avessi scoperto riserve nascoste se fosse vero ora dovrebbe essere il momento di ripartire speriamo mi sembra di averne bisogno qualche volta penso che sono attratto dai colori e dalle forme della ceramica giapponese per l'affinità con colori e forme naturali
questa volta, tra sassolini greci, mi sembra di vedere tenmoku, nuka, celadon e sottili smalti di cenere su argille grigie qualche volta sembra io che non abbia un gran che da fare "Un’altra cosa che potreste fare, come optional, è rendervi conto che ci sono sei stagioni, non quattro. La poesia delle quattro stagioni è completamente sbagliata per questa parte del pianeta, ecco forse perché siamo quasi sempre così depressi. Insomma, spesso e volentieri la primavera non sembra affatto primavera, e novembre non c’entra niente con l’autunno, e così via. Ecco la verità sulle stagioni: la primavera sono maggio e giugno! Cosa c’è di più primaverile di maggio e giugno? L’estate sono luglio e agosto. Fa un caldo boia, no? L’autunno è settembre e ottobre. Le vedete le zucche? Sentite l’odore di quel falò di foglie secche. Poi viene la stagione chiamata «Chiusura». È il periodo in cui la natura chiude i battenti. Novembre e dicembre non sono l’inverno. Sono la chiusura. Poi arriva l’inverno, gennaio e febbraio. Accidenti! Quanto sono freddi! E poi cosa arriva? Non la primavera. La riapertura. Che altro potrebbe essere aprile?"
Kurt Vonnegut estratto da: Quando siete felici, fateci caso [ed. minimum fax] visto da qui, in una giornata grigia e ventosa di metà marzo, mi sembra così chiaro; vero? lo smalto ceramico è un sottile rivestimento vetroso
fuso sulla superficie ceramica durante la cottura all'interno dei forni a temperature che vanno normalmente dai 700°C ai 1400°C il componente di base di ogni sostanza vetrosa è la silice il suo punto di fusione è di 1705°C quindi una temperatura troppo elevata per un normale impasto ceramico, anche per gli impasti più refrattari per abbassare il punto di fusione è necessario, quindi, utilizzare un fondente in funzione della temperatura con cui si intende produrre lo smalto i fondenti possono essere a base piombica, boracica (es. le fritte di cui parlerò un'altra volta), alcalina (sodio e potassio) o alcalino terrosa (es, carbonato di calcio) gli ultimi due sono tra i più comuni fondenti per smalti alle temperature da grès. A questo punto il problema risiede nella trasformazione fisica della silice quando, in combinazione col fondente, raggiunge la temperatura di fusione infatti diventa fluida, poco viscosa in pratica, come il vetro, diventa liquida e non sarebbe in grado di rimanere aderente al corpo ceramico su cui è stata applicata; per la composizione della smalto è necessario, allora, un terzo componente un componente refrattario che sia in grado di stabilizzare il silicio allo stato fuso consentendo al composto di rimanere attaccato alle pareti di un pezzo di ceramica aumentando la resistenza e la viscosità e consentendo di fissare lo smalto agli oggetti da rivestire questo elemento è l'allumina Riassumendo uno smalto ceramico è composto da tre elementi di base:
il vetrificante principale, come dicevo, è il silicio (ossido di silicio SiO2) si tratta di un elemento facilmente reperibile, sia puro: quarzo sia meno puro: sabbie sia in combinazione con altri elementi: nelle argille, nei feldspati, nella wallastonite ecc. è utile citare, inoltre, tra i vetrificanti, il pentaossido di fosforo (P2O5) per la peculiare funzione nella formazione di alcuni smalti come lo jun caratterizzati dalla tipica opalescenza; i fondenti sono molti, di diversa natura per semplificare mi riferisco a quelli in uso alle temperature da gres fondenti alcalini: sono essenzialmente dei composti contenenti sodio, potassio, calcio, magnesio litio e bario come i borati: borace (Na2B4O8 · 10H2O) e acido borico (H3BO3) usati però prevalentemente alle basse temperature ed i carbonati come la soda (Na2CO3), la potassa (K2CO3), il calcare (CaCO3), e la dolomia ((Ca,Mg)CO3) tra questi, quelli largamente più utilizzati allo stato puro sono proprio il caronato di calcio e la dolomia o dolomite anche i feldspati agiscono come fondenti per smalti che cuociono a medie e alte temperature proprio in virtù della componente alcalina, si parla infatti, di feldspati di sodio o di potassio stesso discorso vale per la cenere di legna ricca di carbonati di calcio, di sodio e di potassio gli stabilizzanti o refrattari: di fatto il principale è l'allumina, uno dei nomi con cui viene indicato l’ossido di alluminio (Al2O3) che, in percentuale più o meno elevata è presente in tutte le argille inoltre, è presente anche nei feldspati, anch'essi degli allumino-silicati; l'allumina allo stato puro fonde a 2072°C. In linea di principio uno smalto può essere prodotto miscelando tre elementi puri: allumina, silice e un fondente in realtà i ceramisti storicamente non lo hanno mai fatto poiché è più pratico e molto più economico introdurre i tre elementi – vetrificante, fondente e stabilizzante – attraverso l'uso di sostanze naturali di facile reperibilità lo stesso discorso, ancora oggi, vale tanto per i piccoli laboratori artigianali quanto per l'industria. Tanto per dare qualche esempio quando ho parlato degli effetti della cenere negli antichi forni a legna orientali ho parlato dell'effetto che gli alcali e il carbonato di calcio contenuti nella cenere di legna avevano sugli alluminosilicati di cui è composta l'argilla con cui erano realizzati i pezzi di ceramica in sostanza i tre elementi: il vetrificante (la silice) e lo stabilizzante (l'allumina) contenuti nell'argilla del pezzo e il fondente (alcali e carbonato di calcio) introdotti dalla cenere; un altro esempio lo si può fare parlando di alcune argille che fondono a temperature relativamente basse le terraglie, ad esempio, non arrivano alle temperature da gres poiché, oltre agli alluminosilicati, contengono fondenti (carbonato di calcio) in sostanza si possono considerare come smalti per impasti che cuociono ad alte temperature; il problema che pongono questi smalti naturali riguardano il corretto bilanciamento dei tre elementi di base è chiaro, però, che una volta compreso il principio, i ceramisti hanno lavorato prima in maniera empirica, poi scientifica, per combinare correttamente i materiali naturali a loro disposizione per comporre smalti adatti alle prestazioni richieste: temperature e modalità di cottura, aspetti estetici, trasparenza, durabilità, colore, tessitura ecc. Un'ultima considerazione riguarda gli effetti dei fondenti uno in particolare, il carbonato di calcio il quale, come ho detto parlando del processo di cottura, si decompone intorno agli 800°C CaCO3 + calore --> CaO + CO2 la CO2 (anidride carbonica) è gassosa e si disperde in atmosfera resta l'ossido di calcio che presenta un punto di fusione di 2580°C; per spiegare la sua funzione di fondente bisogna fare riferimento alle miscele eutettiche di cui ho detto qualcosa in un post del 22 agosto 2014. Ingobbi vetrosi
nei precedenti post sugli ingobbi abbiamo introdotto alcune formule: la ricetta base proposta da Hansen; la ricostruzione di ingobbi in bianco della tradizione giapponese; in ogni caso escluso l'ingobbio costituito dalla semplice argilla liquefatta (slip) si deve constatare che gli ingredienti di base di un rivestimento non smaltante sono gli stessi di uno smalto: argilla o materiale stabilizzante; silicio, come vetrificante, e fondente. Allora, cosa distingue un ingobbio da uno smalto? qual'è il limite tra i due rivestimenti? alla prima domanda è più facile rispondere, in generale è la quantità relativa di argilla che determina la differenza; alla seconda domanda si direbbe che non c'è una risposta, quanto meno non una risposta univoca. Esiste, infatti, una zona incerta tra un ingobbio fortemente caratterizzato dalla presenza di argilla e uno smalto dal molto vetroso e privo di componente argillosa, in questa zona ci sono rivestimenti che alcuni chiamano ingobbi vetrosi e altri chiamano smalti aridi (dry) un confine universalmente riconosciuto non esiste, anche se in giro si trovano ipotetici limiti: ci deve essere almeno il 30% o il 40% o il 50 % di argilla perché sia un ingobbio... in realtà le cose possono cambiare in funzione degli altri componenti o dal punto di vista o meglio dal parametro scelto ad esempio la quantità di argilla la permeabilità la vetrosità/opacità della superficie insomma, tralasciando a mera terminologia e i tentativi di definizione numerica bisogna lavorare per capire la correlazione tra i materiali e il modo in cui lavorano insieme più che i rispettivi confini Recentemente sono stato contattato da alcuni lettori
sia sul blog che in privato appassionati di ceramica giapponese sperimentatori di smalti di cenere si direbbe gente che fa più o meno quello che facciamo noi tra una e-mail e l'altra ha preso a girare un'idea in testa niente di definito solo un embrione sulla possibilità di aprire il blog ad altre esperienze tanto per faee un esempio se qualcuno ha un forno elettrico con cui cuoce smalti a temperatura da grès diciamo cono 9 o 10 in ossidazione sarebbe interessante lavorare con gli stessi smalti e vedere le differenze tra cottura in riduzione e cottura in ossidazione naturalmente si possono valutare e discutere altre proposte credo che la creazione di una specie di laboratorio virtuale sia un'occasione di crescita per tutti che ne pensate? Come dicevo qualche tempo fa
in attesa di chiudere questa benedetta infornata sospesa ho ripreso a produrre nuovi pezzi e sono ricascato sulle ciotole la mia passione in realtà c'è stata anche una richiesta specifica da parte di un potenziale cliente vedremo intanto io ne sto preparando un po' sono tutti pezzi in grès rosso con chamotte fine, alcuni già biscottati, altri rifiniti e le due ciotole nella foto grande appena tornite |
AutoriVesuvioLab Archivio
Ottobre 2023
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