Qualche giorno fa ho pubblicato un post su Instagram: la foto di uno schizzo veloce - matita su carta - e un testo breve.
Riporto di seguito sia l'una che l'altro. Il post ha ricevuto un apprezzamento molto inferiore rispetto alla media degli altri post. Ovviamente, è possibile che ciò sia dovuto a una bassa qualità del post nel suo insieme e bisogna anche considerare che l'argomento susciti poco interesse in chi segue il mio profilo - generalmente si tratta di ceramisti e appassionati di ceramica. Il disegno non è granché, me ne rendo conto, ma mi serviva un'immagine adatta al testo; il quale, dal canto suo, presenta un contenuto difficilmente riproducibile con foto di ciotole vere: la fotografia deforma l'immagine, l'appiattisce, rendendo complicata la resa della qualità degli spazi definiti dalla forma ceramica. Però l'oggetto del post su Instagram era il testo, non il disegno. Un errore mio non aver considerato il fatto che su quel social l'immagine vale di più mentre il testo ha una funzione accessoria, di supporto o di comunicazione, oltre che di contenitore di hashtag. Il concetto espresso discende da una riflessione di Shoji Hamada e, secondo me, merita attenzione da parte di chi realizza ciotole di ceramica per lo stimolo che offre a riflettere sulla geometria e sulla percezione tattile e visiva.
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Per fare bene un pezzo devo sapere tutto fin dall'inizio.
Quando mi siedo al tornio con una palla d'argilla in mano devo sapere cosa sto facendo; la funzione dell'oggetto, certo; la sua dimensione e la sua forma, in modo più possibile dettagliato; se si tratta di una ciotola, ad esempio, devo avere già in mente se avrà le falde tese o curve e se il bordo avrà un garbo verso l'esterno o resterà rigido oppure se andrà a chiudere verso l'interno e poi c'è da definire l'attacco al piede e, ovviamente, come sarà fatto il piede stesso. Ma non basta aver chiari gli aspetti geometrici e formali, ho bisogno di prevedere come sarà rivestito il pezzo, l'eventuale ingobbio, lo smalto o gli smalti, e se avrà o meno dei segni a ossido. Insomma tutto. Devo poter immaginare il pezzo finito. Più la visione è chiara e più probabilità ci sono che il lavoro arrivi in fondo fatto bene. Si chiama progetto. Foto degli schizzi preparatori e del pezzo in fase di realizzazione - non ancora smaltato. Le foto risalgono al 2013. Il pezzo è un katakuchi - è tanto che non ne faccio più. Ho sempre avuto chiara l'importanza del disegno preparatorio. Certo, si può lavorare anche senza, avendo in testa il progetto, la forma. Ci si mette al tornio e le mani "tirano su il pezzo", che quasi sembra lavorino in modo autonomo. Un certo automatismo in lavori come quello del tornitore è fisiologico soprattutto per forme che si ripetono, ma per mettere a punto una certa forma che ho in testa oppure se voglio riprodurre un pezzo che ho visto, ho bisogno di disegnare, prima. La fase di studio di una forma è, per me, essenziale e passa per il disegno. Infine, è utile confrontare il pezzo foggiato - magari anche biscottato, come il katakuchi qui sopra - con i disegni preparatori; è utile perché aiuta a mettere in relazione il disegno con la forma tridimensionale che ne deriva: l'intenzione col gesto. Questa volta il tema era l'albero, l'avevo scelto io. La prossima - la scelta è toccata a Giacomo - sarà il ritratto di un "cattivo", un qualche personaggio di cartoni o film... insomma un Joker, un Freddy Krueger... Intanto ecco gli alberi, prima quello di Giacomo, poi il mio. I disegni fin qui scambiati tra me e Giacomo sono pubblicati nei post del primo aprile 2017 e di settembre 2016.
A settembre dello scorso anno ho pubblicato un post su questa cosa che abbiamo deciso di fare io e Giacomo. Riassumendo, Giacomo è il figlio di un mio amico e con me condivide la passione per il disegno; passione che per lui è diventata materia di studio. Insomma ogni tanto ci scambiamo un disegno a tema. Questa volta il tema, scelto lui, era supereroi ... ahimè! Argomento ostico, distante dai miei interessi attuali e, in fondo, anche di quelli della mia giovinezza. Comunque questi sono i risultati del nostro lavoro. Giacomo mi ha spiazzato presentando questo Spiderman, per me decisamente inconsueto, ispirato a un disegnatore della Marvel, un certo Skottie Young. I supereroi non sono più quello di una volta! Il suo lavoro è molto interessante. Io ho scelto Batman; ho sviluppato il disegno su di una striscia di carta ricavata da un rotolino di quelli che si usavano per stampare i conti sulle vecchie calcolatrici. Il disegno è lungo circa un metro per una larghezza di 5,7 centimetri. E insomma, per la verità, a parte la trovata della striscia stretta e lunga, rivisto oggi il mio elaborato sembra così di un altra epoca; mostra tutta la distanza generazionale e, in fondo, è giusto così. Prossimo tema, questa volta toccava a me scegliere, è "L'Albero".
Il lavoro sulla ceramica è ripreso, presto presenterò i nuovi lavori. Intanto, per oggi, parlerò di disegni. Giacomo è il figlio del mio amico Claudio; Giacomo ha 14 anni, più o meno l'età che avevamo io e suo padre quando ci siamo conosciuti. Non è un fatto rilevante ma fa colore, come dire, Giacomo ha i capelli rossi. Ciò che è rilevante è la sua passione per il disegno. Come me. Così, tempo fa, abbiamo deciso di scambiarci un disegno. Il tema l'ho scelto io: la scimmia. Non a caso, ovviamente, è un po' che ci lavoro e mi interessava confrontarmi con un punto di vista diverso dal mio. Ecco fatto. Il gioco è iniziato. Seguono i nostri disegni; il primo è il mio, poi c'è quello di Giacomo. Del suo ho inserito anche un particolare perché l'occhio del suo gorilla, secondo me... quello sguardo, merita un primo piano. L'idea a Giacomo è piaciuta.
In effetti anche a me. Quindi nuovo appuntamento, questa volta il tema l'ha scelto lui: supereroi. Azz! Per me un tema ostico, ne so veramente poco, mai frequentat moltoi, nemmeno da ragazzo. Be', dovrei dire, un tema stimolante, ma per adesso, mi sembra solo difficile. non sono un artista
non sono nemmeno un artigiano faccio il ceramista faccio l'ingegnere in ferrovia sono un nuotatore In attesa di concludere la realizzazione del forno, a proposito, dovrei scrivere sull'avanzamento dei lavori, in attesa, dicevo, studio e lavoro per la prossima produzione. I lavori in corso: un paio di coppie di don'buri per Momo - a cui devo molto di più che un paio di coppie di ciotole, ma adesso questo lo posso fare e so che a lei fa piacere; qualche piatto per la famiglia Aborigeni - qui vale più o meno il discorso di prima; c'è l'oliere per mamma alla quale sto già lavorando e di cui ho detto in un post di qualche tempo fa; qualche tazza, che poi c'è sempre qualcuno cha vorrebbe una tazza; infine devo preparare qualcosa per un evento a maggio... ma di questo non vorrei dire, un po' perché la cosa non è ancora definita e definitiva, un po' pure per scaramanzia. Qhuindi c'è da fare e, in effetti, qualcosa sto facendo. Prima di pubblicare le foto dei lavori in corso, che per la verità, al momento non ho, vi lascio questa pagina del mio taccuino dove ho appuntato un paio di note su di un'antica unità giapponese, il sun (circa 3 cm) che talvolta viene ancora usata proprio per piatti e ciotole e sulle dimensioni e le proporzioni tipiche utilizzate per la ciotola da riso Tipicamente le chawan avevano dimensioni di circa 12 cm di diametro (4 sun) e altezza di circa 6 cm (2 sun). Le dimensioni e la proporzione diametro/altezza hanno origine anatomica come spero si intuisca dai disegni.
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AutoriVesuvioLab Archivio
Ottobre 2023
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