Decido di rifare la pagina del Glossario
non so nemmeno se continuerà a chiamarsi così poi vediamo ho pensato di impostarla riportando la sintesi dei post sugli smalti farò lo stesso coi post sugli ingobbi mi sembra un modo per mettere ordine e dare coerenza a tutto il sito il Glossario di oggi è una pagina molto vecchia che a parte qualche piccola aggiunta è la stessa scritta più di due anni fa datata, in qualche caso superata nei contenuti del resto la necessità di rinnovare il sito viene pure dalla riduzione dei lettori accaduta dopo la cancellazione del blog a giugno scorso lettori evidentemente non recuperati non è un bene parlarne, mi dicono ma non importa, è così che stanno andando le cose certi giorni mi deprimo un po' altri penso che quelli che ancora aprono il sito e leggono meritano ancora più attenzione insomma alla fine cerco di fare del mio meglio la nuova pagina è già impostata per pubblicarla devo prima completare la parte con gli smalti di cenere e per questo aspetto il prossimo forno che sarà un forno in cui andranno in cottura gli smalti di cui sto parlando adesso ecco, così tutto converge verso un unico movimento la strada che sto percorrendo la sua descrizione in forma di diario: il blog il contesto in Attualità i passaggi chiave nel Glossario. Quindi... presto, devo urgentemente andare in cottura!
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prima in Cina, poi in Giappone passando per la Corea facile pensare, allora, che la gamma di miscele sia estesissima proporzioni argilla/cenere che vanno dal 10/90 al 90/10 argille di tutti i tipi, ma poi anche roccia macinata, cenere vulcanica stringendo l'attenzione al Giappone le prime esperienze sembra riguardino la ceramica di Seto intono al XIV secolo convenzionalmente, però, si ritiene che il rivestimento argilla/cenere sia arrivato dalla Corea nel XVI secolo ed abbia preso il nome di Irabo che deriverebbe da un'espressione linguistica giapponese "ira-ira" che significa: irritabile perché la superficie della ceramica rivestita con questo smalto è ruvida sia per la natura grezza dello smalto sia per il fatto che tradizionalmente si usavano argille sabbiose per realizzare il pezzo da rivestire la scuola coreana ha avuto successo grazie alla cerimonia del te i cui appassionati hanno iniziato, da subito, ad apprezzane lo stile in Giappone, infatti, da quando è stato introdotto e praticamente fino ad oggi, l'irabo è destinato quasi esclusivamente alla produzione di tazze per la cerimonia del te la ricetta di origine coreana è semplice argilla ferrosa tipo ocra 50% cenere di legna 50% lo spessore deve rimanere piuttosto sottile per evitare colature eccessive in via del tutto generale, cotture in ossidazione tenderanno a dare allo smalto un colore bruno giallastro mentre in riduzione vireranno sul verdastro ma come al solito è un'indicazione di massima le variabili sono molte osservando l'uso nella nostra epoca vediamo che poco è cambiato
ad esempio Bernard Leach proponeva queste ricette: cenere di legna 50 - 30 % terracotta 50 - 70 % oppure cenere di legna 50% caolino 50% in conclusione manco a dirlo bisogna sperimentare cercare il proprio punto di equilibrio tra argilla del pezzo, ingobbio (se c'è), tipo di terra inserita nella miscela con la cenere di legna, proporzione terra/cenere, spessore del rivestimento e modalità di cottura è bene tenere in mente che, oltre all'aspetto estetico, è necessario verificare la funzionalità della smaltatura poiché spesso il corpo del pezzo è realizzato con argille grezze, sabbiose, che non diventano completamente impermeabili, la tenuta è affidata al rivestimento che dovrà assolvere a questa funzione Dando per acquisito quello che ho già detto nei precedenti post sull'argomento
vediamo come regolarsi se si decide di smaltare i pezzi crudi quando si trovano a durezza cuoio; i due punti chiave sono sempre gli stessi: ritiro relativo smalto/argilla e condizioni del pezzo da smaltare; in questo caso, lo smalto dovrà seguire il ritiro che l'argilla del corpo deve ancora scontare tra lo stato a durezza cuoio e quello a secchezza osso; del resto, i pezzi a durezza cuoio sono molto meno fragili e delicati di quelli secchi. Per compensare il ritiro si usano, di solito, smalti e ingobbì ricchi di componente argillosa: argille, terraglie, terrecotte, caolini, ball clay fino al 30% del totale si tratta, è chiaro, di una regola a carattere del tutto generale la regola principale resta sempre la stessa: sperimentare infatti esistono smalti con componenti argillose modeste o proprio assenti che però funzionano bene lo stesso perché contengono, ad esempio, ossa calcinate o ossido di zinco i quali contribuiscono ad aumentare il ritiro complessivo dello smalto inoltre, ciò che conta è la compatibilità argilla/smalto e quindi bisogna conoscere la percentuale di ritiro dell'argilla che potrebbe (e dovrebbe) essere contenuto con aggiunta di chamotte o sabbia insomma, la parola finale sulla compatibilità la può dare solo una prova sperimentale. Lo spessore dello smalto dovrebbe essere leggermente maggiore rispetto a quelli previsti a secchezza osso o sul biscotto dal momento che l'argilla ancora umida ha una minore capacità di assorbire (deve prima liberarsi della propria acqua) in queste condizioni le pareti di argilla smaltate tendono ad indebolirsi ecco perché si consiglia di realizzare pezzi con pareti un po' più spesse quando si decide di smaltarli ancora a durezza cuoio. Diciamo che il primo forno in monocottura andrebbe preparato con pezzi realizzati con diverse argille e rivestiti con diversi smalti incrociando i materiali e provando diverse soluzioni in fase di smaltatura le cose venute meglio, dal punto di vista funzionale, quindi quei pezzi che non si sono danneggiati, che risultano ben impermeabilizzati dallo smalto e privi di difetti dello smalto indicheranno la strada da percorrere. Spesso può sembrare semplicistico rimandare alla sperimentazione però, come dicevo ieri, le variabili sono talmente tante che la ricerca del punto di equilibrio è veramente complessa e necessariamente personale; qualcuno potrebbe dirvi con quale argilla lavorare, come realizzare il pezzo, con quali caratteristiche geometriche e come comporre lo smalto e quando smaltare e come farlo poi, magari, lui ha un forno elettrico e voi a gas e questo fatto potrebbe rimettere tutto in discussione. E' così, e per me è l'aspetto più interessante della cosa. Devo ripetere uno dei post scritti e pubblicati prima del disastroso click con il quale, lo scorso giugno, ho cancellato tutto il blog lo voglio fare perché parla di uno dei concetti che io trovo essenziali nel lavoro di un ceramista il dilettante come il professionista si trova costantemente di fronte a delle scelte in qualsiasi momento, dall'idea iniziale, fino al momento di estrarre il pezzo dal forno, ogni passaggio richiede una decisione e ogni decisione si ripercuote sulle scelte già fatte e su quelle che si faranno in un gioco di interdipendenza che ricorda i mobiles di Calder Non ho intenzione di fare paragoni, naturalmente,
né di entrare in aspetti concettuali mi interessa solo l'aspetto intuitivo chi ha presente queste particolari opere di Calder credo capisca cosa intendo si tratta di sculture spaziali composte da elementi pesanti di varie forme (palette o cerchi o mezzelune metalliche) attaccati a elementi portanti sottili (di solito semplice fil di ferro) il tutto appeso al soffitto con un unico cavo internet è piena di foto di queste sculture qui l'aspetto fondamentale è l'equilibrio definito in modo univoco dal peso e dalla reciproca posizione di ognuno degli elementi pesanti è sufficiente spostare uno solo dei pesi o modificarne la massa anche leggermente perché tutto il sistema sia costretto a trovare una nuova e diversa configurazione di equilibrio che non riguarda solo il singolo braccio a cui è attaccato l'elemento modificato ecco, il ceramista si trova in una situazione simile scegliere un'argilla, un impasto ha un'influenza sull'ingobbio, se c'è, sullo smalto, sulla risposta alla cottura e questo vale poi nella scelta di ingobbiare o no e con quale tipo di ingobbio e con che modalità l'ingobbio è dato lo stesso vale per la fase di smaltatura e alla fine la cottura: la temperatura, l'atmosfera nel forno, la durata, il tipo di forno ogni singolo passo richiede una scelta l'insieme di tutte le scelte concorre a determinare il risultato finale il quale rappresenta il nostro punto di equilibrio modificabile in tanti modi ecco perché, la maggior parte dei ceramisti sceglie un particolare ambito di ricerca, per esempio gli smalti e tende a tenere fisse le altre variabili: stessi impasti, uguali modalità di cottura, ecc Credo che l'argomento andrà sviluppato... Queste ciotole sono realizzate con un grès molto ricco di sabbia
vuol dire che anche se porto l'impasto a completa maturazione il corpo non risulterà comunque impermeabile quindi è necessario un rivestimento che impermeabilizzi allora, volendo rimanere nel campo degli smalti di cenere e in particolare degli smalti originari, grezzi, poco elaborati direi che tutto sommato, qui posso utilizzare un classico Irabo cenere e argilla. e anche così ho qualche perplessità sull'aspetto funzionale non so forse, almeno all'interno, dovrò dare una mano leggera di dry yellow ochre... ok, ci devo pensare ancora un po' le cose poi prendono una piega imprevedibile
ogni infornata ha la sua storia come un sacco che va riempiendosi in questa che stiamo preparando entrano il viaggio in Giappone di quest'estate con tutti gli stimoli e le idee che ci porteremo ancora dentro per un bel po' poi c'è l'idea di seguire il blog, la serie sugli smalti; riprodurre le cose di cui sto parlando in questo periodo; gli smalti originari a base di cenere; infine l'autunno, i suoi colori e il nostro stato d'animo insomma questo c'è nel sacco e questo facciamo, oggi Qualche cosa l'avevo già anticipata;
sono passati circa duemila anni da quando in Cina hanno sviluppato la tecnologia per realizzare forni a legna adatti alle alte temperature quindi, intorno allo VIII secolo d.C., anche i ceramisti in Giappone sono in grado di cuocere ad alta temperatura la ceramica prodotta in questo periodo è detta ceramica Sue generalmente non smaltata, presenta, spesso, la patina vetrosa che si forma sui pezzi a causa della cenere; va detto che in questo periodo i giapponesi conoscevano la smaltatura che utilizzavano per la terracotta a bassa temperatura ovviamente si trattava di smalti a base di piombo; poco dopo, faccio difficoltà a individuare il periodo esatto probabilmente non è ancora molto chiaro, dalle parti di Seto, inizia l'uso consapevole della cenere come rivestimento per la ceramica cotta ad alta temperatura, la tecnica si è sviluppata come già accaduto in Cina e presto ha fatto la sua comparsa la miscela argilla/cenere bisogna tenere conto che la cenere da sola tende a colare molto l'argilla è un legante naturale. Qui voglio dire che c'è una differenza fondamentale tra l'atteggiamento dei cinesi e quello dei giapponesi nei confronti del rivestimento a base di cenere: sia della patina che si forma nel forno che del rivestimento vero e proprio dato a cenere assoluta o a cenere/argilla in Cina tutto questo processo, per quanto lungo, appare come una mera successione di tappe che conducono all'elaborazione di smalti complessi in Giappone, invece, hanno di fatto costruito un'estetica raffinata basata sull'utilizzo della cenere pura o miscelata con argilla prova ne è che ancora oggi esistono centri di produzione ceramica che risalgono al secolo VIII d.C. (quando è entrata in uso la cottura ad alta temperatura) che continuano a realizzare stoviglie e vasi praticamente con le stesse tecniche di allora i forni di Tamba, Bizen e Shigaraki, ad esempio, sono attivi tutt'oggi, in questi centri si realizza ancora ceramica non smaltata la cui caratteristiche risiede nella decorazione che si crea nel forno grazie alla cenere tra le abilità di questi ceramisti c'è la capacità di posizionare i pezzi nel forno perché si producano le "fiammate" e le macchie volute; a Seto, invece, hanno sviluppato la tecnica del rivestimento a cenere e argilla all'inizio l'argilla era la stessa dei pezzi e veniva miscelata alla cenere in percentuali modeste (argilla 10% - cenere di legna 90%) piano piano le percentuali si sono modificate, anche in relazione all'utilizzo di argille diverse e di roccia macinata. per concludere qualche nota tecnica sull'utilizzo della cenere pura: escludendo il caso di cotture con grandi forni a legna, piuttosto rari qui in Italia ne esisterà almeno uno? non so, per riprodurre questo rivestimento non resta che spolverare la cenere direttamente sul pezzo oppure discioglierla in acqua e darla come uno smalto; se la cenere non è lavata la sua azione sarà più forte vedi i post sulla cenere di ..... perché capace di penetrare maggiormente nella sua azione sul corpo "portando fuori" il ferro presente nell'argilla del pezzo facendo virare il colore su toni più scuri e creando macchie ed aloni; spessori maggiori di cenere producono una superficie caratterizzata dalla presenza di goccioline e colature le prime prevalentemente sulle superfici orizzontali le seconde su quelle verticali; bisogna tenere conto, nella gestione dello spessore, che la cenere da sola cola moltissimo quando fonde inoltre queste goccioline, colanti o no, subiscono un effetto di desertificazione: in pratica, la sostanza vetrosa alle alte temperature cristallizza e perde trasparenza. Come dicevo la volta scorsa,
la prima decisione da prendere, quando si è deciso di lavorare in monocottura, riguarda le modalità di smaltatura, in particolare, se si smalta il pezzo a secchezza osso oppure a durezza cuoio; non mi ripeterò, quindi, per oggi, diciamo che abbiamo deciso di smaltare i pezzi a secchezza osso in questo caso la scelta, per la realizzazione dei pezzi, ricadrà su argille plastiche che presentano, in genere, ottime caratteristiche meccaniche a secchezza osso; di solito, come detto, si tratta di argille o impasti che contengono quantità importanti di ball clay: per chi volesse preparare il proprio impasto rimando a quanto abbondantemente pubblicato su carta e in internet, (elencare formule che non ho nemmeno sperimentato non mi piace) per chi, invece, vuole usare argille commerciali può partire da impasti di porcellana o grès, poi si deve sperimentare ed eventualmente apportare qualche correzione: le alterazioni tipiche prevedono l'aggiunta di ball clay per migliorare la resistenza secchezza osso e se necessario grog o chamote per compensare l'eccessivo ritiro; infatti, la presenza importante di ball clay comporta un elevato ritiro durante l'asciugatura particolare che, come dicevo l'altra volta, sconsiglia la smaltatura di questo tipo di impasto a durezza cuoio a causa delle possibili incompatibilità col ritiro degli smalti. Per la smaltatura vera e propria è necessaria qualche accortezza: l'argilla secca, infatti, assorbirà l'acqua contenuta nello smalto, rigonfiando per ridurre il problema è meglio usare uno smalto "grasso" con poca acqua oppure inserire nella miscela un deflocculante (di cui dirò qualcosa presto); inoltre bisogna ricordare di smaltare prima l'estero e poi l'interno o viceversa, l'importante e che dopo aver fatto uno dei due lati si aspetta che lo smalto e l'argilla del corpo siano completamente asciutti prima di passare dall'altra parte; infine, chi ha la strumentazione, può smaltare a spray in modo da dosare al meglio quantità di smalto e, perciò, l'acqua. Mi sembra di aver detto poco eppure con queste scarne nozioni ho iniziato a fare qualche esperimento e la risposta è stata incoraggiante; almeno sul piano funzionale, l'aspetto estetico qui non interessa; per farsi un'idea si veda la pagina del sito Estate 2014. La prossima volta dirò come muoversi nel caso di smaltatura a durezza cuoio. Piattini in grès grigio niente di nuovo, solito smalto, quello che chiamo il coreano dato sottilissimo; così siamo sempre nell'ambito degli smalti di cenere, chi mi segue da tempo lo conosce già, comunque, presto lo presenterò di nuovo, ad ogni modo, si tratta di uno smalto piuttosto antico, molto semplice una delle tante varianti feldspato/cenere/quarzo; salvo imprevisti, qui sappiamo cosa aspettarci. Tanto per avere un'idea,
nella pagina Primavera 2014 c'è una coppia di ciotole che chiamo, appunto, Coreane, oppure c'è questa qui sotto, insomma, credo di poterlo considerare un tipo di rivestimento consolidato. |
AutoriVesuvioLab Archivio
Ottobre 2023
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