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6 Piatti - Revisione 2

27/6/2018

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Ho rifatto i piatti.
Ne ho cinque perché uno si è rotto in fase di asciugatura e non ho avuto il tempo di rifarlo; poco male, mi interessava di più mettere a posto le cose dopo il disastro dell'ultima infornata - vedi post precedente del 11 maggio scorso.
Il Progetto
n. 6 pezzi
fognatura al tornio
diametro al finito 26 cm circa
​impasto: gres grigio
Le intenzioni
il Progetto è sostanzialmente lo stesso, ho aumentato un po' il diametro, già che c'ero, per accompagnare l'incremento dello spessore che invece, nelle intenzioni, serviva a ridurre le deformazioni.
Foto
La Realizzazione
n. 6 pezzi
fognatura al tornio
diametro al tornio (appena foggiato) 28/29 cm
devo compensare il ritiro
gres grigio chamottato 
pennellata di ingobbito bianco (hakeme)
Un processo affidabile
Come dicevo, uno dei piatti è andato già in fase di produzione. 
Forse è rimasto al sole qualche ora... anzi, sicuramente è così perché è stato fatto come gli altri, solo che gli altri li ho rifiniti di sera e il grosso dell'acqua l'hanno rilasciata di notte.
Ma, dicevo, poco importa, quello che mi interessa è individuare un processo affidabile e, quindi, replicabile.
Siccome credo di esserci, penso che rifare il piatto mancante oggi non sia un problema.
Smaltatura e cottura
Smalto, uguale per tutti: Coreano.
Decorazione: schizzo doppio (due pennellini affiancati) uno di iron stain e l'altro di uno smalto vero e proprio saturo di ferro (vedi macchioline brune); una leccata di smalto jun sul bordo e qualche goccia di tea dust (macchie verdastre).
Cottura in riduzione a cono 9/10.
Una composizione complessa
Nel preparare questi piatti ho cercato di mettere insieme vari elementi in una composizione più complessa del solito, del mio solito, senza tradire la propensione a realizzare pezzi semplici, come già vissuti, già sporchi... penso alla pietra, al ferro ossidato, concrezioni...
Su ogni piatto, oltre alla terra di cui è fatto, c'è un ingobbio, macchie di ossido, lo smalto di base e altri tre smalti; in totale concorrono e interagiscono 6 elementi; sei materiali; sei colori.
Foto
Foto
L'essenza
La mano di smalto coreano (io lo chiamo così perché è la rielaborazione dello smalto proveniente dalla tradizione pungh'ong), che di solito è un velo uniforme e molto sottile, qui è data apparentemente con meno attenzione, è sempre sottile, anche se non sottilissima, e irregolare, con tanto di colature. 
Nella foto sotto, la colatura bianca che scorre sotto la falda del piatto non è ingobbio (come il bianco sulla faccia superiore) ma una goccia di smalto che, dove più spesso, tradisce la sua essenza feldspatica a quarzosa.
Sempre dalla foto sotto si rivela l'interazione dello smalto con l'argilla, all'altezza del piede si può vedere il cambio di colore tra argilla rivestita di smalto e argilla nuda; il "coreano" sottile è trasparente, nel senso che lascia passare la luce, ma modificando il colore.

Foto
Non sono tutte rose
Un difetto comunque c'è. Un paio di piatti si sono leggermente deformati. Quello della foto sotto nemmeno tanto leggermente.
Non si tratta di una deformazione che deturpa il pezzo ma è pur sempre un'anomalia non cercata.
Qui il problema è legato al passaggio da cono 9 a cono 10 che sto adottando nella mia scheda di cottura. Alcune argille, anche tra quelle che uso da anni, tollerano male questo incremento di temperatura e basta uno spessore più sottile o una forma più delicata (come le falde di un piatto) per mandarle in crisi.
Foto
Un confronto impietoso
A seguire due foto, la prima con un pezzo proveniente dall'infornata del 11.5.2018 e la seconda con uno di quest'ultima.
Foto
Foto
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6 Piatti, storia di un fallimento

11/5/2018

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un lavoro facile...
La signora M qualche tempo fa mi ha chiesto di realizzare per lei un set di sei piatti. Per darmi un'idea di cosa voleva me ne ha mostrato uno, a mo' di prototipo, pure di mia produzione; quindi un lavoro facile... 

​Si tratta di un piatto del diametro di circa 22 cm realizzato con un grès grigio contenente una parte sabbiosa.a grana fina (25% 0 - 0,2 mm); decorato con una pennellata di ingobbito bianco (tipo hakeme) e rivestito da uno smalto semplice, quello che chiamo coreano, a base di cenere, feldspato e quarzo, dato molto sottile. Infine c'è uno schizzo di iron stain (macchie a base di ossido di ferro).
​Tutto qui. In effetti è un tipo di prodotto abbastanza collaudato.
Foto
Prototipo
Il Progetto
n. 6 pezzi
fognatura al tornio
diametro al finito 25 cm circa
​impasto: gres grigio
Liscio liscio
La prima difficoltà sorge alla consegna del grès, per un malinteso col fornitore non è quello contenente sabbia. Si tratta dello stesso grès  stesso produttore, ma è a grana fina, finissima, senza chamotte,  morbido, ben lavorabile al tornio ma manca la sabbia ed è un problema perché così viene meno quell'aspetto un po' ruvido che mi piace.
Non ho tempo per rifare l'ordine, decido di trovare una soluzione.
​Miscelo il gres grigio liscio liscio con un grès rosso ricco di sabbia a grana media (40% 0 - 0,5 mm).
Miscela al 10% di grès rosso e 90% di grigio.

​Penso che l'ossido di ferro contenuto nel grès rosso possa scurire un po' l'impasto ma, concludo, va bene così.
Foto
Non andava bene: troppo scuro
La Realizzazione
n. 6 pezzi
fognatura al tornio
diametro al tornio (appena foggiato) 27,5 cm
devo compensare il ritiro
gres misto: 90% grigio senza chamotte + 10% rosso a grana media
pennellata di ingobbito bianco
schizzo a base di ossido di ferro

Un po' di sperimentazione
Così li mando in cottura per il primo fuoco. Alcuni piatti, specie quelli realizzati per primi, hanno la falda un po' troppo sottile. Ho dovuto "tirarli" in fase di foggiatura per raggiungere la misura voluta, poi, mano a mano che andavo avanti col lavoro, ho aumentato la quantità di materiale. Sono passato da poco meno di due chili e due chili e due; gli ultimi avevano uno spessore più sostanzioso.

Naturalmente ho valutato che i primi, quelli sottili, non fossero troppo sottili. Solo che andavano meglio gli altri, quelli fatti dopo. Decido di tenerli tutti, in fondo non ho una grande familiarità coi piatti e ho pensato che fosse utile capire fino a che punto potessi spingermi con questo materiale e nelle condizioni di cottura che utilizzo nel mio forno. Un po' di sperimentazione, insomma.
Foto
Deformazione: fastidiosa, dolce ondulazione
andava benissimo
Decido di usare tre diversi smalti (sempre in ambito sperimentazione)

Non prima di aver grattato via la pennellata di ingobbito da quattro dei piatti: non ero convinto che tenesse in cottura, mi sembrava che non avesse legato con il grès sottostante... in realtà andava benissimo, come dimostra quello che ho lasciato sugli altri due piatti.


Smaltatura e cottura
Smalto:
2 pezzi - Jun Nigel Wood:  uno sottile / l'altro molto sottile 
2 pezzi - Jun Hamada molto sottile
​2 pezzi - Coreano + schizzo di tea dust
gli ultimi due sono quelli su cui ho lasciato lo hakeme;
​
su alcuni piatti ho fatto colare una goccia di jun al centro.
Dove ho tolto l'ingobbio è venuto via anche lo schizzo di ossido di ferro che ho sostituito con uno schizzo di smalto saturo di ferro.
Foto
Le bolle più grandi - Smalto Jun Nigel Wood
offende il mio orgoglio
La sorpresa imprevista sono state le bolle. Che questi piatti potessero essere troppo scuri lo avevo messo in conto; che qualcuno fosse troppo sottile me lo aspettavo, ma le sbollature no, non me le aspettavo proprio. Chiaramente ho impastato male
i due grès, frettolosamente.
Mi chiedo se il grès grigio finissimo, privo di chamotte trattenga l'aria meglio di quelli a grana più grossolana, in fondo è un difetto capitato veramente di rado, eppure uso spesso argille lavorate, rigenerate, reimpastate. Non so, però è un difetto che offende il mio orgoglio di ceramista perché non posso attribuirgli lo status di effetto della sperimentazione.
Foto
Bollicine sul fondo non smaltato
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Jun Hamada molto sottile
in un colpo solo
Riassumendo, il colore è troppo scuro e comunque poco attraente,
le foto addirittura ne migliorano l'aspetto; alcuni pezzi si sono deformati; si sono formate bolle d'aria; ho sbagliato a togliere lo hakeme perché, contrariamente ai miei sospetti, ha funzionato bene.
C'è di buono che ho concentrato tanti errori tutti insieme, in un colpo solo, fatto che mi rende ottimista per il prossimo giro.
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Secondo Jun Nigel Wood
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Altro Jun Hamada molto sottile
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Hakeme, smalto coreano sottile e goccia di jun al centro
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Particolare fondo
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Particolare
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Altra deformazione
tanto per chiarire gli effetti deformanti della foto sul colore, sotto c'è la foto del piatto con le bolle più grandi. Ce n'è un'altra dello stesso piatto più su che ho inserito perché lì gli effetti di luce evidenziano bene le bolle ma per avere un'idea del vero colore l'immagine qui sotto è meglio.
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Un piatto - Forno di marzo 2017

18/3/2017

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Foto
La cosa che sta cambiando nel mio lavoro è il rapporto con il rivestimento e la decorazione dei pezzi.
Può sembrare che ormai da tempo faccia sempre le stesse cose, è vero, talmente vero che mi sono chiesto anch'io se non mi fossi infilato in un vicolo cieco.
Ma non è così. Non credo.
Non potevo continuare a sperimentare  nuovi materiali e nuove ricette di smalti. Già da tempo... a pensarci ora appare ovvio... da tempo ho costituito una mia paletta di colori, ho trovato i miei smalti eppure continuavo a cercare, o immaginavo di farlo, girando intorno alle stesse cose.
In fondo si tratta di un passaggio fisiologico: una volta acquisti gli strumenti, le tecniche di base, si deve passare allo sviluppo e alla maturazione di un proprio modo di usarli.
Poi, certo, qualcosa di nuovo qua e là non me la faccio mancare.
In questo piatto, ad esempio, non c'è granché di nuovo nella composizione del rivestimento: si tratta di una sovrapposizione di tre smalti, anzi quattro; c'è prima uno smalto feldspatico (choseki) molto sottile e con un po' di ferro dato sul pezzo ancora crudo, poi, sul biscotto la combinazione di un tenmoku bruno molto terroso (TKTG) come base, una spirale leggera di tenmoku lucido nero nella parte centrale e gocce di tea dust.
La spirale centrale è troppo leggera e appare solo un area molto ristretta proprio al centro contornata da un vago alone che gli fa un mezzo giro intorno. Le gocce, ben evidenti, sporcano dando carattere e naturalezza al piatto.
Insomma, oggi il lavoro non riguarda la composizione degli smalti ma il gesto con cui dare la pennellata a spirale o quello con cui inserire le chiazze di verde.

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Foto
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Forno del 12.6.2016 - 4

17/7/2016

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Foto
Ero incerto: lo presento, non lo presento;
lo presento?
ma è difettato!
non devo venderlo, lo presento?
si, lo faccio.
lo faccio perché secondo me ha un motivo di interesse.
​Del difetto dirò alla fine.
Foto
In effetti niente di nuovo,
un piatto del diametro di 26 cm;
foggiato al tornio con gres grigio;
ingobbiato con una pennellata di bianco tipo hakeme;
decorato con schizzata e macchia di iron stain;
smaltato con quello smalto a base di cenere ricavato dalla tradizione coreana di cui ho già parlato, dato sottilissimo e poi rinforzato con un secondo velo solo su una parte.
Ecco, il motivo di interesse di cui dicevo è nella risposta che da una minima differenza di spessore dello smalto.
Cerco di darne un'idea più precisa con un ingrandimento,
devo avvertire, però, che a me sembra, osservando la foto, che la zona con lo smalto più sottile non appaia per come è dal vero, a differenza della parte più lucida, con lo smalto un po' più spesso, che risulta più fedele all'originale.
è un peccato perché la parte più arida, secondo me, è più bella o quantomeno più interessante.
Foto
Il difetto è venuto fuori al secondo fuoco,
la crepa è piccola ma c'è.
Il punto, naturalmente, è cercare di capire cosa è successo.
​Ci sto pensando, potrebbe trattarsi di un difetto di foggiatura, un punto debole che ad alta temperatura ha ceduto, oppure il problema è dovuto all'argilla che in effetti è un po' vecchia, usata e riusata rigenerandola più volte col risultato che, impastata male, ha perso parte della necessaria plasticità.
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Forno del 12.6.2016 - 2

21/6/2016

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un'altra lastra o un altro vassoio da portata
la premessa è la stessa del post precedente 
​e qui finiscono le similitudini.
la texture superficiale è realizzata imprimendo un telo di canapa;
c'è lo smalto di base che è un tenmoku molto arido caratterizzato da argilla di Tolfa, ricca di caolino, che ne costituisce la componente principale, rivestimento dato evitando una stesura uniforme ma lasciando chiazze scoperte e aree più scure per lo spessore maggiore; poi c'è la macchia di jun a sua volta sporcata da tea dust; dalla parte opposta il verde è dovuto a uno smalto a base di cenere di origine coreana (credo di averne già parlato); sul lato destro nella foto in alto, una venatura verdastra di dry yellow ochre; infine, più o meno al centro, uno schizzo di iron stain che attraversa il pezzo in tutta la sua lunghezza.
insomma, una base molto semplice, la geometria elementare, il rivestimento di base uniforme dal colore bruno, terroso, discreto, decisamente poco appariscente;
poi c'è tutto il contorno di elementi che inquinano la semplicità di base, che sporcano, che deviano l'attenzione... ecco, l'idea è quella di inserire elementi che concorrano a creare un insieme omogeneo ma al contempo ricco o quanto meno complesso, senza protagonismo.
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Forno del 12.6.2016 - 1

19/6/2016

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che poi non c'è molto da dire,
la difficoltà di apprezzare l'oggetto dalla foto non può essere superata dall'aggiunta di parole,
​comunque un vassoio o piatto da sushi o quello che vi pare;
le dimensioni: 24x36 (cm)
la texture a corda,
gli smalti, quello che devono essere: lo jun dal colore più o meno intenso a seconda delle sovrapposizioni; il tenmoku terroso con le macchie di dry yellow ochre; il tea dust sulla linea di contatto tra il bruno e l'azzurro. insomma...
ok, quello che doveva essere: una linea tra la terra e il mare, senza orizzonte, senza movimento; 
come dire: tutto fermo, nello spazio e nel tempo.
Oppure solo una lastra di ceramica smaltata,
​sempre come vi pare.
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Disamina 8

25/6/2015

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Si tratta di una serie di piattini analoga a quella della Disamina 7
la differenza è nel materiale: questi sono realizzati in grès bianco  e
ingobbiati con lo stesso materiale arricchito di ossido di ferro rosso al 6%
Su tutti una pennellata di iron stain

Vediamo i singoli smalti:

I
cenere di legna non lavata
qui la cenere si è fusa bene, anche troppo, creando un fondo vetroso al centro.
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II
cenere "terrosa"
si tratta di cenere di potature di ulivo bruciate a terra
nel raccoglierla è venuta su anche un po' di terreno.
Lo spessore della cenere è più sottile e le colature sono meno evidenti.
III
cenere mista lavata
valgono le considerazioni fatte sullo spessore nella Disamina 7
Di questo aggiungo un particolare perché mi sembra interessante
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Particolare piattino III
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IV
Irabo composto da terra di tolfa e cenere di legna in rapporto 30/70
V
Base in tenmoku tipo Karatsu con terra di Tolfa, schizzi di tea dust e velo di coreano
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VI
Velo di coreano sovrapposto a Dry Yellow Ochre
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Disamina 4

29/5/2015

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Ancora dal forno del 1 maggio scorso.
Questa è una composizione che posso considerare consolidata:
gres grigio, 
hakeme con ingobbio Hansen (vedi post "Ingobbi 8" del 26.2.2015); 
qualche schizzo di iron stain;
smalto coreano sottile (vedi post "Ricostruzione di uno smalto" del 11.1.2015).
Lo smalto avrebbe dovuto essere più sottile.
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Disamina 1

15/5/2015

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 … vediamo …
è qualche giorno che mi giro tra le mani ciotole e piattini usciti dal forno del 1° maggio
credo sia il momento di iniziare ad esaminarli più in dettaglio
ma non so bene da dove iniziare
forse posso iniziare mettendo le mani avanti
‘ché le mani avanti, se le devi mettere, e meglio metterle subito

Dunque, le mani
Le mani dicono, Non aspettatevi cose belle, gradevoli, desiderabili;
certo, semmai qualcuno ha trovato belli, gradevoli, desiderabili i nostri cocci;
le mani dicono, Un forno sperimentale, come questo, si può dire riuscito se è in grado di fornire le informazioni richieste, non se produce bei pezzi.
E questo andava detto.

Quindi, per la prima disamina, un pezzo facile: una coppia di ciotole,
forse tra le poche cose non strettamente sperimentali,
Una coppia di ciotole aperte, molto aperte;
argilla refrattaria di colore rosso chiaro foggiata a pizzico;
smalto nuka con inserto in tea dust tenmoku,
si vede, all'interno, anche un alone definito da un bordo scuro, si tratta di una pennellata sottos-malto di iron stain, volevo verificare l'effetto coprente di questo smalto.
Il nuka, all’esterno, ha perso il biancore ed è virato sul trasparente,
credo sia un problema legato allo spessore e, forse, all’esposizione alla fiamma con conseguenti temperature molto elevate;
ma propendo più per lo spessore.
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Quindi

13/11/2014

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Quindi ora si tratta di vedere cosa ho tra le mani
che pezzi ho fatto
come li voglio rivestire
Come al solito
l'idea è di descrivere le modalità con cui procedere;
il fatto di scriverlo è utile perché aiuta a codificare mentalmente certi passaggi.
Quindi, dicevo,
comincerei con qualche cosa da rivestire con sola cenere;
perché funzioni devo utilizzare pezzi in grès,
il corpo in gres vetrifica,
quello a grana fine, vetrificando, diventa impermeabile,
a questo punto è sufficiente la patina vetrosa conferita dalla cenere per ridurre anche la porosità superficiale;
ecco, questi piattini vanno bene, credo,
a parte il fatto che sono bianchi,
la cosa non mi piace molto
allora decido di ingobbiarli e
per rendere l'ingobbio più possibile omogeneo al corpo del pezzo
utilizzerò lo stesso gres con un'aggiunta di ossido di ferro al 6%
questo dovrebbe dare un colore bruno,
lo strato di cenere potrebbe alterare il colore facendolo virare sul verdognolo.
In effetti spero di no,
ma lo sapremo poi.
Si tratta di piatti crudi a secchezza osso.
Col primo fuoco, oltre a biscottare i pezzi, si fissa l'ingobbio,
la cenere va cotta in secondo fuoco.
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Prima e dopo l'ingobbiatura
la prima foto è fatta con luce naturale mentre nella seconda è artificiale ma insomma, l'ingobbio si vede
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