Dopo i primi schizzi alcuni dei quali inseriti nel post di sabato scorso ho iniziato a lavorare al tornio devo anche dire che all'atto della rifinitura
che ho voluto anticipare rispetto al grado di essiccazione del grès il vaso si è rotto peccato ma non fa niente l'importante, oggi, è sentire questa sensazione di avere chiaro cosa voglio.
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Nel riprendere il lavoro,
a parte alcune ciotole che avevo iniziato e che devo fare perché sono gli oggetti più richiesti, sono tornato sui vasi perché quelli fatti nel forno della scorsa estate non sono stati proprio soddisfacenti diciamo che quel forno ha dato ottime indicazioni sul lavoro di cottura col carbone ma poi la produzione in se è stata un mezzo fallimento; allora ci riprovo intanto, in un angolo del giardino ritrovo uno dei pochi pezzi di quell'infornata che si salvano e, forse, non per caso, è l'uso a nobilitarlo o così sembra comunque queste piante acquatiche vegetano bene lì dentro e tra qualche settimane sarà cresciuto un bel ciuffo ![]() un vaso o una brocchetta stava in uno scaffale nella stanza che usiamo come laboratorio in campagna, dove c'è il forno era lì da qualche anno ... come passa il tempo! era già biscottata ma quando ho fatto l'ultima cottura (la monocottura) c'era ancora un po' di spazio nel forno e così l'ho smaltata e l'ho tirata dentro. si tratta di un pezzo in gres non ingobbiato il rivestimento è composto da una base sottile in tenmoku karatsu con terra di Tolfa con sovrapposizione di jun sul collo e uno smalto di cenere sulla pancia anche qui lo jun non è venuto come doveva, sembra piuttosto un nuka, perciò, in prima battuta l'ho considerato un pezzo fallito eppure, come spesso capita, lasciato lì qualche tempo e riguardato senza i pregiudizi dovuti alle attese di prima della cottura, rivela una sua serena presenza come un'accettazione di se, senza pretese, amichevole non nasconde le sue umili origini come se fosse il prodotto di una tradizione popolare povera lo terrò o lo regalerò a qualcuno che mostri, nei suoi confronti, sincero apprezzamento. ![]() corpo in argilla refrattaria; ingobbio vetroso rosso all'8%; smalto: all'interno tenmoku karatsu con terra di Tolfa; all'esterno coreano sottilissimo; le chiazze verdastre più vetrose (sul collo e tra i due manici) sono colature di cenere pura. il vaso tiene bene l'acqua, quindi, con lo smalto giusto, dato correttamente, le cose funzionano anche in monocottura. ![]() corpo in argilla refrattaria; spolverata sul pezzo fresco di peperino di Marino macinato; smalto coreano, all'interno più spesso, sottilissimo all'esterno; purtroppo il vaso pieno d'acqua ha un leggero trasudo dal fondo, questo è il problema della refrattaria che, anche quando è cotta ad alta temperatura, non è impermeabile di suo come il gres, quindi richiede maggiore attenzione in fase di smaltatura; di questo va tenuto conto soprattutto per le monocotture. il carbone a contatto durante la cottura ha fatto il resto. ![]() sul corpo di gres c'è uno strato di ingobbio vetroso rosso all'8%; uno strato sottilissimo di Dry Yellow Ochre, che essendo molto liquido si è parzialmente miscelato all'ingobbio; una spolverata di coreano sottilissimo. quindi c'è la stessa composizione di ingobbio e smalti del vaso presentato nella Disamina 2; l'unica differenza è che qui l'ingobbio vetroso rosso ha un contenuto di ossido di ferro all'8% invece che al 4%, la cottura è la stessa ma, probabilmente c'era meno carbone a contatto di questo pezzo rispettoal vaso di disamina 2; qui, infatti, non ci sono fiammate. per il resto, che dire... mi aspettavo qualche cosa di più; è venuto fuori un vasetto tutto sommato anonimo. si tratta di fare a meno di ciò che non uso
non è facile mi trascino cose per molto tempo fino al momento in cui sembra tutto chiaro
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AutoriVesuvioLab Archivio
Ottobre 2023
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