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Forno del 30.4.2016

1/5/2016

12 Comments

 
Mercoledì scorso ho smaltato e infornato, ieri ho cotto, oggi ho sfornato.
Si tratta di una serie di ciotole tra cui sceglierne due o tre da esporre in occasione di Open House Roma.
Ho fatto qualche esperimento, ho utilizzato prevalentemente rocce vulcaniche, argille e cenere di legna per gli smalti perché è la parte che più caratterizza il mio lavoro.
Qualcosa è andata bene, altre meno; 
ci sono state sorprese: piacevoli e non;
insomma, come al solito. Ma va bene così, perché ho alcuni buoni pezzi tra i quali scegliere per l'esposizione e poi ci sono delle buone indicazioni per i lavori futuri.
Nelle disamine che pubblicherò nei prossimi giorni racconterò le cose che mi sembrano più interessanti. Per adesso posto la foto di un pezzo che... ecco, è quello sopra
Immagine
si è completamente fuso!
Calore eccessivo? Sicuramente si, però col gres non mi era mai capitato; certo, alcuni pezzi si sono deformati ma così... mai!
Devo considerare non solo il fatto che il pezzo si sia trovato in un punto particolarmente caldo, succede che nei forni a fiamma libera la circolazione dell'aria, quindi della fiamma, quindi del calore, si concentri in un punto ma io ho il sospetto che il particolare rivestimento di questo vaso - composto da feldspato di sodio e un tipo di roccia di Tolfa finora mai utilizzato, una riolite, credo - abbia innescato la fusione del corpo.
Il problema, gli amici ceramisti lo hanno già capito, non è il pezzo ma la preziosissima lastra di mullite che molto probabilmente è andata... sigh!
​Per la cronaca, si è rovinata anche la ciotola che ha avuto la sfortuna di trovarsi al piano di sotto e nella quale è colata parte del gres fuso.
Immagine
Sempre per la completezza dell'informazione, il vaso prima di essere smaltato era questo:
Immagine
Fa parte di questa serie con il bordo rovinato, strappato;
questo, in particolare, non piaceva nemmeno e l'ho caricato alla fine perché se non ci fosse stato posto lo avrei serenamente lasciato fuori.
Va bene, è andata così, ora non mi resta che provare a recuperare la lastra. Con poche speranze di successo.
12 Comments
Francesco
3/5/2016 01:10:17 am

Accidenti che casino, mai vista una cosa simile, secondo me può ricondursi ad un eutettismo casuale, forse riconducibile alla riolite, c'é una variabile che non citi ma che potrebbe essere fondamentale, non é che hai tentato una monocottura dando lo smalto a durezza osso?

Reply
Maurizio
3/5/2016 07:46:01 am

No, dai! Non mi fare proprio folle.
In queste cotture si arriva a 970 gradi in 3 - 4 ore, figurati cosa resterebbe di pezzi messi dentro il forno crudi.

Reply
Francesco
3/5/2016 10:31:55 am

Ha ha folle no, ma ho capito che sei un ardito sperimentatore.
Comunque mi convince più l'interazione della riolite che é un feldspato alcalino, un incrocio tra un'ossidiana e un granito e quindi avere una composizione molto variabile, l'eccesso di concentrazione di calore che come dici tu, avrebbe potuto portare a distorsioni ma non ad una fusione completa del corpo ceramico.

Francesco
3/5/2016 10:32:10 am

Ha ha folle no, ma ho capito che sei un ardito sperimentatore.
Comunque mi convince più l'interazione della riolite che é un feldspato alcalino, un incrocio tra un'ossidiana e un granito e quindi avere una composizione molto variabile, l'eccesso di concentrazione di calore che come dici tu, avrebbe potuto portare a distorsioni ma non ad una fusione completa del corpo ceramico.

Antonio Majer
5/5/2016 11:05:46 pm

Incredibile e affascinante per me che non conosco la materia. Veramente non immaginavo che si potesse arrivare a questo grado di fusione dell'argilla. Ma è mai stata tentata la fusione e la colatura in stampo dell'argilla? Spero di non sembrare ridicolo, ma quella massa fusa mi sembra bellissima, peccato non poterla piegare ai propri scopi. Perché non è facile recuperare la lastra? la massa fusa si è attaccata perfettamente? Ma se uno alla prossima cottura mette la lastra in verticale su degli appoggi, la massa fusa non può fondersi di nuovo e scivolare già? o non funziona così?

Reply
Francesco
7/5/2016 12:01:50 am

Salve Antonio
Mi permetto di rispondere anche se questo non é il mio blog, semplicemente perché chiami in causa il fascino che la ceramica genera in tutti noi ed é piacevole condividere ciò che in noi genera questa millenaria attività.

Incredibile e affascinante per me che non conosco la materia. Veramente non immaginavo che si potesse arrivare a questo grado di fusione dell'argilla.

Ovviamente é possibile come avviene in natura nelle caldere e nelle viscere dei vulcani, anche se qui siamo probabilmente di fronte ad un fenomeno più complesso che si chiama eutettismo, che sarebbe complesso spiegare qui.

Ma è mai stata tentata la fusione e la colatura in stampo dell'argilla?

Se ci pensi questa sarebbe una pratica inutile, dal momento che lo stampaggio dell'argilla si fa a crudo nella forma che si desidera e poi si cuoce anche con smaltature successive, forse quello che intendi tu é qualcosa di simile alla vetrofusione che come dice la parola si fa con il vetro messo in forno e fuso, cosa che si fa anche nella produzione dei vetri artistici come il "tish cathedral" un genere di vetro che si usa da secoli nei lucernari, appunto delle cattedrali o nel semplice Tiffany.

Spero di non sembrare ridicolo, ma quella massa fusa mi sembra bellissima, peccato non poterla piegare ai propri scopi. Perché non è facile recuperare la lastra? la massa fusa si è attaccata perfettamente?

Purtroppo si, anche se talvolta l'allumina con la quale si trattano le lastre refrattarie dei forni riesce ad evitare ciò.
Questo genere di trattamento si fa però in fase di smaltatura o cristallinatura, ma ad alte temperature potrebbe non funzionare neanche questa precauzione.

Ma se uno alla prossima cottura mette la lastra in verticale su degli appoggi, la massa fusa non può fondersi di nuovo e scivolare già? o non funziona così?

Se la fusione é avvenuta veramente per eutettismo é probabile che l'elemento che l'ha generata sia sublimato nell'evento per fondere nuovamente si dovrebbe salire molto di più di temperatura rispetto all'origine dell'episodio, oltretutto si potrebbero creare addirittura danni alla camera del forno.

Ovviamente mi farebbe piacere sentire l'opinione del padrone di casa che é un grande esperto.

Reply
Antonio Majer
7/5/2016 11:16:38 am

Francesco, grazie della risposta. Sei certo che il termine "eutettismo" si scriva così? ho provato a cercarlo ma non trovo niente. Se mi puoi dare un link ad una spiegazione, sono molto curioso.

Cono 9
7/5/2016 11:21:12 am

Prova con eutettico.
Una volta avevo pubblicato anche un post sull'argomento ma forse è stato prima dello sciagurato giorno di un paio d'anni fa in cui ho cancellato tutto.

Cono9
7/5/2016 11:26:12 am

Ecco, Antonio,
c'è qualcosa nel post del 22 agosto 2014;
però se cerchi in rete troverai sicuramente spiegazioni più approfondite.

Antonio Majer
7/5/2016 12:17:35 pm

Ma pensa un po'! Grazie ancora a tutti e due. Sì, è un blog _dei benandanti_ ;-) come alcune osterie qui in Friuli dove ci si ritrova a bere un bicchiere. A presto.

Cono 9
7/5/2016 11:19:24 am

Sono molto contento di constatare che questo blog, in un ceto senso, abbia una vita propria.
Grazie, davvero!

Reply
Francesco
7/5/2016 01:34:18 pm

Non é per fare sempre il complimentoso, ma il tuo blog merita l'attenzione che ha, non foss' altro perché la passione e la competenza traspare evidente nei tuoi redazionali.
Aggiungo che io credo molto nel confronto tra artisti, perché questo porta a risultati imprevedibili, basti pensare al cenacolo futurista, che oltre al suo promotore Marinetti ha creato consapevolezza in artisti di enorme livello come Balla Boccioni Severini Sironi ecc. così come la cosiddetta scuola romana con Schifano, Mafai, ecc.
Ho avuto la fortuna di conoscere qualche artista che aveva gravitato in alcuni di questo genere di nuclei creativi, soprattutto a Milano e ho ricevuto moltissimo da questi artisti, non solo sul piano tecnico, ma soprattutto sul piano umano, nel capire come l'arte in certe vite é parte integrante.
Il mio percorso artistico nasce proprio così, una di queste grandi persone ex pupillo di Renato Guttuso all'accademia, si prese la briga di trascinarmi in un negozio di belle arti, e costringermi a comperare i miei primi colori e pennelli, ed a insegnarmi i rudimenti di questa arte.
Passando gli anni ho avuto la fortuna di conoscerne molti altri, attivi in molte discipline artistiche, e tutti avevano questa sensibilità e piacere di condividere, che spesso a Milano si concretizzava in serate favolose nelle ultime osterie milanesi sui navigli, vicino allo studio/officina di Silla Ferradini, scultore che realizza lavori in ferro e acciaio che molto mi hanno influenzato nelle scelte tecniche.
Questo piacere della condivisione lo ritrovo nell'impegno di chi gestisce questo blog, proprio per questo ogni tanto ci do un'occhio con grande piacere.

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