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Forno di maggio - Studi

20/7/2019

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Daniel Rhodes negli anni '70 ha scritto un testo didattico dal titolo Pottery Form.
Si tratta di un testo notevole per la semplicità con cui trasmette le basi necessarie a comprendere e a gestire le forme delle tipologie più comuni della ceramica funzionale.
Ci tengo a sottolineare i due obiettivi: comprensione e gestione.
Rhodes parla con chiarezza, scompone i pezzi negli elementi costitutivi e ciononostante riesce a dare la visione d'insieme dell'oggetto. Lo fa con un linguaggio discorsivo, riducendo all'essenziale gli argomenti.
Un modo di raccontare il lavoro di realizzazione di ciotole, piatti, brocche che è ben rappresentato dalle foto in bianco e nero che ritraggono pezzi in ceramica nuda, illuminati in modo da evidenziare, con i chiaroscuri, le forme e i volumi; foto silenziose ed eloquenti. Purtroppo in rete, a parte la copertina, non ho trovato publicate immagini del contenuto e nemmeno io posso pubblicare quelle dalla mia copia del libro; che sono protette da copyright.
Non so se oggi esistano testi così efficaci. Quello che Rhodes riesce a fare è potenziare gli elementi fondamentali del lavoro ricordando, contemporaneamente, al lettore, che il ceramista, l'apprendista, ha la responsabilità di fare proprie le informazioni e svilupparle in un linguaggio personale.
E' probabile che l'efficacia del testo si esplichi particolarmente se chi lo legge ha già un'idea del lavoro con la ceramica.
Per esempio, a proposito del piede delle ciotole, Rhodes dice:
  • Bowl (foto). This is the "rice bowl" type. The profile is a rather taut S curve. The trimmed foot is wide enough for stability but narrow enough so as not to interrupt the sweep of the bottom.*
Chi fa ceramica, chi si è cimentato nella modellazione di ciotole, può capire quanto una frase così semplice, se da un lato fornisce una spiegazione chiara e ben definita di come debba essere largo il piede, dall'altro ci spinge a riflettere su elementi che sono qualitativi.
Ecco, una caratteristica del suo modo di spiegare è che non pone le questioni adottato un punto di vista quantitativo, non fornisce misure o proporzioni ma sempre elementi qualitativi; si preoccupa, insomma, di come le cose appaiono all'occhio.
La decisione sulla stabilità della ciotola; la scelta sul punto esatto in cui la curva è compiuta e, quindi, può essere interrotta senza danno estetico, sta a chi realizza la ciotola. All'occhio e alla sensibilità del ceramista. La responsabilità delle scelte non può averla il maestro. Chi insegna deve fornire i criteri di scelta e mi sembra che Rhodes lo faccia.
Un testo degli anni '70 che, secondo me, ancora funziona.
* Traduzione approssimativa:
​Ciotola. Questo tipo è detto "ciotola di riso". Il profilo è una "curva S" piuttosto rigida. Il piede è abbastanza largo per garantire la stabilità ma abbastanza stretto da non interrompere la curva del fondo.
Tutto questo per dire che Rhodes, nel suo testo, presenta, sinteticamente, quattro profili di riferimento per le ciotole. In particolare quelle che gli orientali chiamano ciotole da riso, ovviamente per l'uso a cui sono normalmente destinate.
I quattro tipi sono:
  • S curve;
  • modified S;
  • parabola;
  • straight and curved.
Qui di seguito riproduco maldestramente il disegno dello stesso Rhodes; disegno oltretutto deformato dalla fotografia. Poco male, qui conta l'idea di un profilo.
Foto

La frase del testo di Rhodes, scelta come esemplificativa di un modo di presentare le cose, non è stata scelta a caso.
Nell'ultima infornata volevo elaborare una forma. Quando dico elaborare intendo, in modo piuttosto letterale, lo sviluppo di un'idea che già esiste; in questo caso non invento ma faccio mia una forma.
Ero interessato a una forma di ciotola che fosse più tozza - mi viene da dire più tarchiata - quindi bassa rispetto alla larghezza, col piede che segue questa tendenza.

Non è semplice perché quell'appello a non interrompere la curva con cui il fianco della ciotola va a chiudere sul piede mantiene una sua validità.
Quindi per arrivare ad un risultato soddisfacente ho dovuto prendere iniziando da carta e matita.
Quello che ne è venuto fuori è una forma che ho chiamato a bacinella.
Di seguito l'elaborazione grafica della mia bacinella con la frase di Duke Ellington (sostituendo looks a sounds) con cui ho deciso quale fosse la forma giusta per me:

"If it sounds (looks) good, it is good"

L'esito del lavoro lo si può osservare nel post precedente: Forno di maggio - Disamina 3.
Ovviamente, rispetto a quanto fatto nel post citato, dove parlavo principalmente della pelle della ciotola: del suo rivestimento, dell'aspetto finale, qui voglio sottolineare il profilo, la forma pura, le curve e i relativi raccordi.
Per questo, di seguito riporto le foto delle stesse ciotole del post precedente ma ritratte nude, prima della cottura.
Qui, insomma, cerco di raccontare il mio modo di procedere mostrando i passaggi chiave del processo.
Foto
Foto
Tra le notazioni appuntate sullo schizzo ce ne sono giusto un paio da evidenziare:
  • parete leggermente curva. Più verso il piede, tesa verso la bocca;
  • bordo della bocca con o senza bordino esterno. Cmq non rientra all'interno.
Foto
Foto

A titolo di esempio, qui sotto ci sono le foto di quattro ciotole che ho realizzato secondo i criteri di definizione del profilo indicati da Rhodes. 
Foto
Foto
Foto
Foto
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