naturalmente la compatibilità deve essere garantita in tutte le fasi del processo: in asciugatura, in cottura e sul pezzo finito.
Partendo dal principio che ogni rivestimento ha uno specifico comportamento e perciò una modalità propria di adattamento alle argille sottostanti, in questa partita entrano in gioco anche fattori esterni quali: la fase di asciugatura (argilla a durezza cuoio o durezza osso); le tecniche di applicazione; la temperatura di cottura; la presenza o meno di smalti.
In questo quadro generale, il problema chiave, per garantire la compatibilità rivestimento/argilla è il ritiro;
differenze di ritiro tra il rivestimento e l'argilla sottostante, sia in fase di asciugatura che in cottura, possono produrre scollamenti o crepe,
la soluzione risiede nel corretto bilanciamento degli elementi che compongono l'ingobbio.
Per comporre un ingobbio adatto all'impasto argilloso da rivestire è necessario conoscere tutti i suoi componenti e le modalità con cui agiscono, in questo modo sarà possibile modificarne le proporzioni apportando quegli aggiustamenti che lo rendono adatto all'uso specifico.
A chiusura di questa sorta di panoramica introduttiva, vediamo il più classico degli esempi, quello che, anche sul piano intuitivo, rappresenta la prima e più ovvia soluzione per produrre un semplicissimo rivestimento adatto a modificare il colore della superficie ceramica;
si tratta dell'uso della stessa argilla con cui è stato realizzato il pezzo modificata con aggiunta di ossidi coloranti;
ebbene, anche in questo caso si possono avere problemi di aderenza,
infatti, mentre l'argilla del pezzo da rivestire si trova già a durezza cuoio o addirittura a secchezza osso ed ha, quindi, già scontato parte del ritiro, quella per il rivestimento si troverà necessariamente allo stato liquido e, a un contenuto d'acqua elevato, come abbiamo visto nella serie su asciugatura e cottura, corrisponde un elevato ritiro.