Come dicevo all’inizio di questa serie di post sugli ingobbi,
per determinare il rivestimento non smaltante più adatto ad una specifica argilla per prima cosa bisogna conoscere il suo scopo: l’effetto finale che si vuole raggiungere, ad esempio un certo colore o una particolare grana della tessitura superficiale ma è anche necessario conoscere le modalità di applicazione dell’ingobbio e la sua compatibilità con l’argilla sottostante (e pure con lo smalto, se c’è) sia in fase di lavorazione, sia in cottura e poi, ancora, durante la vita dell’oggetto; tutto ciò è regolato da una serie di fattori che possono essere modificati intervenendo sulla composizione dell’ingobbio, è chiaro che se si usa una slip, un’argilla pura liquefatta, non c’è altra scelta che individuarne una che abbia la composizione compatibile all’argilla da rivestire il che si traduce normalmente con l’utilizzo dello stesso materiale; se, invece, l’obiettivo è la realizzazione di un impasto che funzioni da ingobbio, allora la scelta dei componenti e il relativo dosaggio determineranno i fattori fisici che caratterizzano il singolo ingobbio, influenzando le modalità di applicazione, l’interazione con l’argilla da rivestire, la risposta in cottura e l’aspetto finale. I parametri di cui parliamo non sono facilmente quantificabili; a differenza degli smalti, per i quali esistono metodi di calcolo, tanto più accurati quanto maggiore è la conoscenza della composizione chimica dei componenti, che ne consentono la costruzione a tavolino con caratteristiche note e ben definite, per gli ingobbi si deve procedere sperimentalmente: di solito si parte dall’individuazione di una ricetta semplice, che abbia i requisiti idonei almeno sul piano qualitativo, con cui si iniziano i test; normalmente si parte con la verifica delle proprietà fisiche, poi si verifica la compatibilità con gli altri elementi (argille da rivestire e smalti) nelle varie fasi del processo, quindi, se necessario, si torna indietro per sintonizzare nuovamente le proprietà fisiche, procedendo così per successive approssimazioni, evidentemente la chiave per rendere il processo meno laborioso sta nella scelta iniziale: individuare qualitativamente i requisiti idonei è la parte essenziale del lavoro. Quindi su cosa ci si deve soffermare? In primo luogo e soprattutto, come dicevo la volta scorsa, sul ritiro; ma non solo, si devono considerare altri fattori:
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AutoriVesuvioLab Archivio
Ottobre 2023
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