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Ingobbi 7

20/2/2015

3 Commenti

 
Prima di descrivere la ricostruzione di un ingobbio per le alte temperature, 
dalle caratteristiche generiche:
applicabile sia in immersione che a pennello; 
adatto ad essere smaltato ma pure ad essere usato nudo, come finitura; 
un rivestimento in grado di coprire anche argille scure e che presenti una superficie appena lucida e piacevole al tatto;
prima di farlo, dicevo, è necessario comprendere il momento giusto per procedere con l’applicazione dell’ingobbio,
in quale fase di asciugatura dell’argilla
tenendo conto che l’ingobbio dovrebbe maturare alla stessa temperatura del corpo su cui è applicato per garantire una corretta adesione e
nel caso di successiva smaltatura, per costituire un adeguato strato di collegamento argilla/smalto. 

Gli ingobbi, come gli smalti, possono essere applicati in tre diverse fasi:
sul pezzo a durezza cuoio, a secchezza osso o sul biscotto;
in generale gli ingobbi adatti a rivestire argille verdi (primo stadio dell'asciugatura) non sono adatti ad essere applicati su argille a durezza osso o su biscotto e viceversa.
Nella sintetica disamina che segue saranno evidenti le similitudini con la smaltatura per monocottura (in particolare post del 21 e 28 novembre 2014)

Durezza cuoio
Probabilmente è il momento migliore per l’applicazione dell’ingobbio poiché permette la gamma più ampia di tecniche di decorazione (a pennello, incisione ecc), 
unica particolare accortezza, 
nel caso di applicazione dell’ingobbio per colatura o per immersione, 
riguarda la modalità con cui agire:
bisogna procedere con rapidità per evitare che l’argilla assorba troppa acqua perdendo coesione e provocando così il collasso del pezzo.
Per l’applicazione su argille a durezza cuoio, l’ingobbio deve contenere una quantità di argilla sufficiente a garantire lo stesso ritiro del corpo da rivestire;
i due punti chiave sono sempre gli stessi:
ritiro relativo smalto/argilla e condizioni del pezzo da ingobbiare;
in questo caso, l'ingobbio dovrà seguire il ritiro che l'argilla del corpo deve ancora scontare tra lo stato a durezza cuoio e quello a secchezza osso;
del resto, i pezzi a durezza cuoio sono molto meno fragili e delicati di quelli secchi quindi sono più facili da maneggiare durante l'operazione.
Per compensare il ritiro si usano, di solito, ingobbì ricchi di componente argillosa: argille, terraglie, terrecotte, caolini, ball clay
fino al 100% del totale;
ovviamente non c'è una regola generale
l'importante è comprendere il principio di base, 
conoscere i materiali che si utilizzano e
sperimentare.

Secchezza osso
Gli ingobbi adatti all’applicazione su pezzi a secchezza osso,
pezzi che, quindi, hanno già scontato buona parte del ritiro in fase di asciugatura,
devono avere un ritiro basso per poter aderire al corpo anche in fase di cottura;
si devono utilizzare ingobbi "grassi", che necessitano di basse percentuali d'acqua per raggiungere una consistenza cremosa adatta all'uso,
più semplicemente si può calcinare parte della componente argillosa,
il caolino si presta bene a questa pratica;
per foggiare il pezzo da ingobbiate a secchezza osso, invece, 
conviene usare argille plastiche, ad esempio ricche di ball clay, per le
ottime caratteristiche meccaniche che presentano a secchezza osso;
infine, poiché l'argilla asciutta assorbe l'acqua contenuta nell'ingobbio,
rigonfiando,
bisogna ricordare di stendere il rivestimento prima all'esterno e poi all'interno 
o viceversa
l'importante e che dopo aver fatto uno dei due lati si aspetta che l'ingobbio e l'argilla del pezzo siano completamente asciutti prima di passare dall'altra parte.

Biscotto
Gli ingobbi adatti all’applicazione sul biscotto si posso assimilare a degli smalti che non sono arrivati a maturazione.
Il ritiro deve essere ridotto al minimo,
per questo la componente argillosa dovrà essere ridotta e/o  tutta o parte dovrà essere preventivamente calcinata.


Da qualche parte ho già spiegato in cosa consiste la calcinazione e
cosa comporta
comunque, in estrema sintesi, ripeto:
le argille spesso hanno una componente carboniosa che perdono in cottura,
detta in inglese LOI (Loss on ignition),
questo processo porta una perdita di volume (ritiro)
ecco spiegato il motivo per cui maggiore è la quantità di argilla calcinata contenuta nell'iingobbir e minore sarà il ritiro in cottura di quest'ultimo.


Solo per dare un'indicazione di massima,
R.J. Wilson, nel suo "Inside Japanese Ceramics"
(Ed. Weatherhill - 1995/2011)
fornisce le formule base per riprodurre gli ingobbi in bianco della ceramica tradizionale giapponese:

Per pezzi a durezza cuoio:
70%  argilla (caolino e/o argilla plastica bianca)
20%  roccia silicea o quarzo
10%  fondente (feldspato o calcare)

secchezza osso:
40%  argilla (caolino e/o argilla plastica bianca) di cui una parte calcinata
40%  roccia silicea o quarzo
20%  fondente (feldspato o calcare)

biscotto:
40%  argilla (caolino e/o argilla plastica bianca) tutta calcinata
40%  roccia silicea o quarzo
20%  fondente (feldspato o calcare)
3 Commenti
Dario
27/1/2018 02:58:50 pm

Fantastico lavoro hai svolto.
Credo che il 95% dei maestri ceramisti d'italia non abbia idea di cosa sia realmente l'Ingobbio.

Rispondi
Cono9
27/1/2018 05:22:04 pm

Credo e spero che non sia così comunque grazie mille

Rispondi
Lidia Orecchio link
21/3/2025 11:03:27 am

A durezza cuoio usando la tua formula a che temperatura cuocere terraglia bianca 1100°?
Grazie

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