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Jun 2 - Rosso rame

9/3/2019

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Parlo spesso dei miei fallimenti, perché da questi si impara più che dai successi.
I successi, normalmente, sono un punto di arrivo e in quanto tali non danno al lavoro una prospettiva ampia e profonda.
Poi ci sono le cose che semplicemente vanno bene, non un successo, solo vanno come ci si aspetta che vadano, un normale passaggio nel processo di crescita, se non fosse che qualche volta portano con se un elemento imprevisto: un'anomalia* che non necessariamente ne diminuisce il pregio. Qualche volta, anzi...
Ho foggiato un pezzo dalla forma molto semplice e ho deciso di rivestirlo completamente con un unico smalto: lo jun, appunto, in modo che l'azzurro opalescente, con la sua profondità e ricchezza, fosse il solo protagonista; l'oggetto del mio studio e al contempo l'elemento di attrattiva per l'osservatore esterno.
Quindi la ciotola che presento in questo post risponde quasi completamente alle aspettative - l'esito è quasi conforme alla norma - ma ha qualcosa in più che io non ho aggiunto volontariamente; è capitato.
Dal Vocabolario Treccani on line
anomalìa
 s. f. [dal gr. ἀνωμαλία, lat. anomalĭa; v. anomalo]. – Irregolarità, difformità dalla regola generale, o da una struttura, da un tipo che si considera come normale...
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La macchia rossa sul bordo: l'anomalia. 
Non ho dato rame su questo pezzo.
Il rame si usa per ottenere i rossi sugli smalti; lo sapevano già i cinesi nel XI secolo, ma io non ho usato il rame su nessuno dei pezzi infornati insieme a questa ciotola. Quindi il rame era già nel forno, sicuramente sulla lastra che stava vicino al bordo della ciotola. Evidentemente, l'ultima volta che ho usato quella lastra c'è caduta sopra una goccia di smalto che si è portata con se un po' di rame.
Insomma, è successo e il rame, ad alta temperatura, "salta". I ceramisti dicono così.
La temperatura di ebollizione del rame (quella in cui passa allo stato gassoso) è di 2567 °C ma già dai 1025°C diventa instabile e tende a volatilizzare andando poi a depositarsi sui pezzi che si trova intorno, all'interno del forno, catturato da smalti che stanno fondendo. Più la temperatura sale più il fenomeno si fa intenso.  Misteri della chimica... o meglio, misteri per chi non conosce la chimica. 

Allora resto nel modo dei ceramisti: il rame alle alte temperature "salta".
Qui è "saltato" e si è depositato sulla ciotola creando un imprevisto alone purpureo.
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Notare come cambia il colore dello smalto jun al variare dello spessore. (foto a sinistra)
A questo punto devo aggiungere una cosa: se c'era del rame su quella lastra del mio forno è perché in passato ho già provato a sovrapporre il rosso rame all'azzurro e l'ho fatto perché questa combinazione è tipica della ceramica jun. 
Soprattutto nella prima parte della produzione jun, quella nota come "classic jun", compaiono, ad un certo punto, macchie rosse sullo sfondo azzurro. Il rame qui non è ancora entrato nello smalto, come accadrà più avanti nella produzione del cosiddetto "numbered jun" (o "jun ufficiale" nella dizione cinese), ma è sullo smalto azzurro;
sono macchie,  segni astratti; 
rosso su azzurro;
sangue sullo sfondo del cielo.  
Combinazione cromatica che per me evoca  vivacità, forza vitale e che qualche autore definisce drammatica. Oppure è espressione di grande raffinatezza.
La Cina tra i secoli XI e XII (epoca dello jun classico) offre diverse soluzioni storiche.
I ceramisti hanno introdotto il rosso di rame sull'azzurro profondo dello jun durante la dinastia Song, erede della tradizione imperiale cinese,  o sotto i mongoli Jurchen dell'impero Jin?
I clienti (lo jun classico non era una ceramica di corte) erano raffinati commercianti e funzionari pubblici o i discendenti di cavalieri nomadi delle steppe?
Non so ma a questo punto mi viene voglia di lavorarci sopra...

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