Mingei
la parola è venuta fuori qua e là nei racconti del viaggio in Giappone, così mi sono ripromesso di parlarne, certo, con la consueta superficialità, e allora ho iniziato a fare qualche ricerca, ho letto qualcosa, mi serve giusto l'essenziale, pensavo, poi lo elaboro e ne faccio una sintesi; ma non ha funzionato. Del resto, si sa, per fare un buon riassunto di un certo argomento è necessario capirlo, chiarirsi prima le idee; il punto è che più vado avanti più si aprono strade, richiami storici, collegamenti culturali, significati antropologici, insomma, la mia superficialità è messa a dura prova, il mio bagaglio culturale appare del tutto inadeguato. E' chiaro, sto mettendo le mani avanti, ma qualche cosa, comunque, la voglio tirare fuori. Sicuramente, per sviluppare l'argomento saranno necessari più post ma ora non sono nemmeno in grado di scrivere un indice. Quindi il senso del post di oggi... be', credo che sia un modo per partire, uno stimolo, come dire, ecco, adesso ho iniziato, quindi devo andare avanti, in qualche modo. Più o meno lo stesso metodo con cui procedo nel presentare il lavoro vero e proprio, quello sulla ceramica, cerco di far vedere tutto, dagli schizzi iniziali fino alla produzione finale passando per le varie fasi, documentando più o meno tutto, anche le cose che non funzionano, i pezzi venuti male. Proverò anche qui lo stesso processo, spero di rendere l'argomento interessante e sennò pazienza. Concludo dicendo sul mingei solo due cose: si pronuncia con la g di gatto anche se non c'è la lettera h; si tratta di un movimento culturale e filosofico decisivo nello sviluppo delle arti applicate nel Giappone del XX secolo, sapere di cosa si tratta è importante per capire e apprezzare anche la produzione ceramica, dagli anni '20 del '900 praticamente fino ad oggi, e non solo del Giappone.
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AutoriVesuvioLab Archivio
Ottobre 2023
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