Mi rendo conto,
la descrizione sommaria e superficiale di un movimento sviluppatosi in Giappone nella prima metà del secolo scorso può sembrare cosa stravagante, ad essere buoni, altrimenti inutile o peggio... Però un punto di arrivo, che credo sia sensato, ce l'ho, quindi, avanti. Yanagi Soetsu nel 1926 fa un viaggio in Corea, di solito le cronache omettono di dire che nel frattempo la Corea era stata dichiarata, direi suo malgrado, una colonia giapponese; particolare irrilevante per chi vuol sapere del movimento Mingei? non lo so; comunque, quello che YS vede lì è un artigianato vivo, un artigianato fatto da gente comune che produce per gente altrettanto comune, YS non è interessato ad artisti affermati che creano pezzi pregiati e nemmeno alla creazione degli utensili per la cerimonia del tè, tradizionalmente riservati alla nobiltà, ai ceti ricchi o destinati all' esportazione; è attratto, piuttosto, dalla produzione artigianale di oggetti per uso quotidiano. Si tratta di un'idea che si sviluppa chiaramente in contrasto ai principi della produzione su vasta scala di tipo industriale, altrettanto chiaramente l'embrione deve essere nel movimento, prima inglese, poi europeo, denominato Arts&Crafts; si prefigge di difendere e rilanciare l'artigianato tradizionale, tutto quel bagaglio di conoscenze tecniche che aveva garantito per secoli la produzione di stoviglie, tessuti, lacche, oggetti in legno per tutti i ceti sociali. Si trattava di salvare le tradizioni popolari, non per mera conservazione ma per dargli un senso nuovo, compatibile con le esigenze di una nuova epoca. Pare che succeda sempre quando grandi e profonde trasformazioni sono in atto. Tanizaki dice che nei decenni a cavallo tra il XIX e il XX secolo, in Giappone, sono avvenuti più cambiamenti di quanti non ne siano avvenuti nei quattro o cinque secoli precedenti. In estrema sintesi YS fa alcune cose: nel 1924 fonda il Korean Folk Crafts Museum dove raccoglie la produzione artigianale di quel paese; nel 1926 dichiara formalmente la nascita del movimento mingei insieme ai ceramisti Hamada Shoji e Kawai Kanjiro; nel frattempo inizia la raccolta di materiale in giro per tutto il paese: umili stoviglie, poco apprezzate spesso dimenticate su scaffali polverosi, prodotti artigianali generalmente di epoca Edo e Meiji (diciamo tutto il nostro '800); in questi anni scrive il testo con cui getta le basi filosofiche del movimento mingei (tradotto in inglese da Bernard Leach col titolo "The Unknown Craftsman") con questo libro si propone di spiegare, dal punto di vista di un giapponese, che la vera bellezza può essere trovata solo in oggetti creati con uno spirito di innocenza, di altruismo e in stretta armonia con la natura; una bellezza insita e innata in opere semplici come sono gli oggetti quotidiani quali stoviglie, mobili, tessuti; nel 1936 fonda a Tokyo il Japanese Folk Craft Museum detto Mingeikan, il museo delle arti popolari giapponesi dove raccoglie la sua collezione degli oggetti di antiquariato raccolti in tutto il Giappone. Con sintesi wikipediana, i criteri caratterizzanti dell'arte e dell'artigianato mingei sono più o meno questi:
Nella prossima puntata cercherò di sviluppare meglio questi principi. Ricapitolando, il movimento mingei, così come l'Arts and Craft, rappresenta la reazione culturale ai grandi cambiamenti sociali in atto; non nega la modernità ma a contempo afferma un nuovo senso di identità nazionale giapponese; afferma l'idea che umili prodotti artigianali possano essere intrinsecamente belli; sostiene il recupero dell'artigianato popolare di precedenti epoche come punto di partenza per la nuova produzione artigianale; promuove la creazione di vaste collezioni raccolte in musei così da favorire la conoscenza collettiva; avvia l'ambizioso tentativo di convincere le classi medie ad adottare un nuovo stile di vita ibrido che combina entrambe le caratteristiche giapponesi e occidentali. Forse sto arrivando al punto...
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AutoriVesuvioLab Archivio
Ottobre 2023
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