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Nuka

23/1/2015

1 Comment

 
Nella sua ricerca sugli smalti, Shoji Hamada,
uno dei principali esponenti del movimento Mingei,
(riferimento alla serie di post dedicata al movimento Minghei)
ha selezionato una ricetta diventata un classico
lo smalto nuka.
Nuka, in giapponese, vuol dire crusca di riso.
Bernard Leach nel suo libro "Hamada Potter" riprende le parole dello stesso Hamada:
For the white, almost opaque glaze, we mix equal parts of Terayama stone, wood ash and rice husk or Nuka ash. If the iron content of the body is high the glaze will become blue-grey. I often dip the row pot in a thin ochre slip as a base for this glaze...

Come dicevo, nuka è la parola giapponese che indica la crusca di riso, 
si tratta di un sottoprodotto della lavorazione del riso bianco;
nel linguaggio dei ceramisti, in Giappone, si riferisce alla categoria di smalti che, originariamente, erano a base di cenere di pula di riso.

Rifiuti agricoli raccolti nei campi e bruciati, 
non veri e propri falò, più che altro una lenta combustione che cova sotto la cenere producendo una cenere grigio scuro - nero, 
ottima per lo smalto; 
questo colore è conferito dal residuo di carbonio nelle ceneri,
ne consegue che la cenere ha un alto L.O.I. 
L.O.I. sta per Loss On Ignition e indica quella componente carboniosa che si perde in cottura eliminata in combinazione con l'ossigeno sotto forma di anidride carbonica e monossido di carbonio
(riferimento ai post sulla cottura della ceramica);                    
dal punto di vista chimico la cenere di pula di riso (tolto il L.O.I.) è quasi interamente composta da silice finissima.

Tornando alla formulazione di Hamada, la ricetta originale si può scrivere così:
1/3 cenere di crusca di riso
1/3 cenere di legno di frassino
1/3 polvere di pietra Terayama (un feldspatoide ad alto contenuto di silicio)

Si tratta, quindi, di uno smalto la cui componente di fondente presenta un alto contenuto di calcio (fornito dalla cenere di legno), ricco di silicio fornito dalla cenere di pula di riso caratterizzato da una granulometria estremamente sottile. 
Cuoce in bianco con riflessi bluastri soprattutto su base ricca di ferro,

è leggermente lattiginoso e opaco a causa delle particelle di silice non fuse.

Per la completa maturazione richiede temperature elevate comprese  tra cono 10 e cono 14 (Orton).

Immagine
A sinistra nuca on cenere di paglia, a destra con quarzo
Di seguito una serie di adattamenti a materiali più facilmente reperibili,
naturalmente in rete si trova una gamma vastissima di formulazioni,
molti ceramisti si sono cimentati con questo smalto proponendo la propria versione;
noi abbiamo fatto riferimento a Phil Rogers
poi ci abbiamo messo del nostro.

Partendo dalla prima sostituzione: Cornish stone al posto di Terayama stone (roccia giapponese non reperibile in Europa):

1/3 cenere di crusca di riso
1/3 cenere di legna lavata
1/3 cornish stone

quindi, anche se va detto che la cenere di paglia ha una diversa composizione chimica da quella di crusca di riso, il passaggio successivo prevede proprio questa sostituzione, inoltre, al posto della Cornish stone si può usare un feldspato di potassio (con o senza aggiunta di una piccola percentuale di quarzo):

32% cenere di paglia
32% cenere di legno di frassino
32% feldspato di potassio
  4%   quarzo

Infine, semplificando ulteriormente, si può usare quarzo puro al posto della cenere di paglia:

1/3 quarzo
1/3 cenere di legna lavata
1/3 feldspato di potassio

Per ridurre un po' la temperatura di maturazione bisogna ridurre di un 4-5% il quarzo incrementando contemporaneamente la cenere di legna; 
questo passaggio però, rischia di incidere sul biancore lattiginoso conferito dalle particelle di quarzo non fuse che restano in sospensione nello smalto vetrificato.


Un'altra versione, che abbiamo sperimentato con successo, è quella proposta da William Marshall:


quarzo                         40
cenere di legna lavata    50
feldspato di potassio      60

Registro, infine, che alcuni autori inseriscono nella cenere di legna una piccola percentuale (diciamo un 4-5% della quantità di cenere) di ossa calcinate; sembra che il fosforo contenuto in questo tipo di cenere favorisca l'opalescenza;
noi ci stiamo lavorando e i risultati sono buoni.


Lo smalto liquido, quando contiene cenere di crusca o di paglia, si lavora in modo molto diverso da come si fa con gli altri smalti;
è più difficile trovare la giusta consistenza,
deve essere sufficientemente cremosa e adatta a formare uno strato di copertura piuttosto spesso,
bisogna tener presente che sia la cenere di legna che ancor di più quella di paglia hanno una componente di L.O.I. e, perciò, in cottura tendono a ridurre il proprio volume.

Direi che c'è molto da fare: procurarsi la metterai prima, sperimentare le varie ricette, trovare la giusta densità...
insomma, buon lavoro!
1 Comment
Maria Grazia
17/3/2021 12:31:03 pm

Buongiorno. Ho letto il vs interessante post sullo smalto Nuka, citate le ossa calcinate, si acquistano e/o possono essere fatte in casa?
Lavare la cenere in cosa consiste/come si fa?
Grazie mille. Saluti.
Maria Grazia Brusegan

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