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Sempre sulle rocce vulcaniche

6/4/2016

7 Comments

 
Si tratta di un katakuchi cotto nel dicembre del 2013,
lo ripropongo perché attinente la tema delle rocce naturali usate nella composizione degli smalti;
non posso riprendere il vecchio post perché tutto ciò che ho pubblicato prima del giugno 2014 è andato perduto.
Immagine
Corpo in gres bianco;
foggiato al tornio;
ingobbio realizzato con tufo di Montesacro (Roma);
smalto Wilson ash base:
feldspato                        20
cenere di legna lavata     70
​quarzo                           10
Immagine
Immagine
A sinistra il pezzo dopo il primo fuoco; il rivestimento in tufo presenta una superfici screpolata. Il tufo puro dopo il secondo fuoco è visibile sul fondo.
Immagine
7 Comments
Francesco link
6/4/2016 08:22:01 pm

Ciao complimenti per il blog lo seguo con grande interesse perché adoro la ceramica giapponese, e devo dire che raramente ho trovato tanta passione e competenza.
Se posso avrei una domanda che mi frulla nella testa leggendo i vari post:
Cos' è la cenere lavata?
Per non apparire cretino, riformulo:
Qual'é il processo per ottenerla visto che la citi molto nelle tue ricette?
Grazie e ancora complimenti

Reply
Cono9
7/4/2016 04:30:08 pm

Grazie per i complimenti.
Il processo di lavaggio della cenere serve a ridurre il suo contenuto di alcali; questo rende il materiale un po' più stabile e più "pulito".
Il processo è piuttosto semplice ... ma forse merita un post.
Comunque si tratta di passare la cenere in acqua dove gli alcali in essa contenuti vanno in soluzione e così possono essere eliminati.
L'unica cosa rilevante da dire su questo processo riguarda il fatto che gli alcali in soluzione sono caustici e quindi le operazioni vanno eseguite sempre proteggendo le mani con guanti di gomma.
Be', allora cercherò di scriverne prima possibile

Reply
Francesco
8/4/2016 03:55:14 am

Complimenti meritati, se non é troppo disturbo un post é graditissimo, con la tua risposta mi hai ricordato la mia dolce mamma recentemente scomparsa a 90 anni, che mi raccontava come durante la seconda guerra mondiale, non avendo saponi, mia nonna (abitavano in via Pompeo Magno) lavava con la cenere di legna della cucina economica a legna, incredibile se ci pensi nel centro di Roma, ora con la tua risposta ho capito perché aveva un senso lavare la biancheria con la cenere.
Questa scoperta, mi fa sorgere una nuova domanda, cosa succede sostituendo la cenere con la soda Solvay? Non si creerebbe uno smalto più controllabile, scusa ma sono un curioso, grazie ancora

Reply
Cono9
8/4/2016 08:07:03 pm

Eh si, Francesco, tua nonna usava la liscivia. Credo che si tratti, dal punto di vista chimico, di idrossido di sodio e/o di potassio che, nel caso della cenere di legna, derivano dall'alto contenuto dei rispettivi carbonati.
Alcuni sostengono che il nome Potassio derivi da quello di potassa che più o meno è la liscivia e si otteneva facendo bollire la cenere di legna nell'acqua in una pentola di ferro. In inglese la pentola è pot mentre la cenere è ash da cui pot-ash... (il nome latino potassum esige ma è coniato di recente).
Sulla tua domanda, la risposta è no. La cenere si lava proprio per eliminare gli alcali (sodio e potassio). D'altro canto, però, la soda solvay è utilizzata sia negli smalti, ma con altri scopi, sia al posto del sale (cloruro di sodio) nelle cosiddette cotture a sale.
Ma qui si aprono almeno altri due temi degli di altrettanti post
... hai deciso di farmi lavorare?

Reply
Francesco
9/4/2016 05:21:39 am

Ha ha mi sa che non hai bisogno della mia spinta per lavorare, ho visto che ti dai da fare di tuo.
In effetti hai ragione, lavando la cenere gli alcali si tolgono, ma non immaginavo totalmente, l'idea mi nasceva pensando che ne rimanessero e quindi avrebbe avuto senso dosare più precisamente.
Non conoscendo il processo di lavaggio in effetti non posso sapere quali sono le quantità in gioco, aspetterò il tuo post per formulare ipotesi meno aleatorie.
Fortissima la teoria etimologica, potrebbe avere un senso, Pot-ash é affascinante. ... ma allora tolti gli alcali di mia nonna della cenere che rimane?
Saluti cari

Reply
Marco link
9/4/2016 12:52:55 am

Una ciotola veramente bella.
Tra le foto che la ritraggono mi piace molto questa http://www.cono9.com/uploads/8/9/9/4/8994029/1459796472.png
Per questo mio apprezzamento devo confessare che, lo stesso, va in controtendenza a ciò che, per il mio lavoro sulla ceramica, faccio quotidianamente al fine di ottenere il massimo controllo su corpi e smalti ceramici.
Tuttavia, sono sempre ammaliato dalla potenza della sperimentazione empirica e dai suoi risultati, a volte con esiti piacevolmente sorprendenti, capaci di rivelare orizzonti inaspettati.
Tengo a farvi presente che nutro una seria e profonda stima nei confronti di coloro che dedicano tanto tempo e impegno alla ricerca e alla divulgazione di cotanta bellezza.
Spero, inoltre, che vi sia un giorno in cui potremmo incontrarci sia per conoscersi sia per scambiare qualche idea sul perché il "virus" della ceramica si propaghi, selettivamente, solo su certe sensibilità.
Alla prossima.

M.V.


Reply
Francesco
9/4/2016 05:32:05 am

Confesso che anche io ho sempre avuto l'ambizione rendere gli smalti il più ripetibili possibile, probabilmente la formazione tecnica e il lavoro nei sistemi qualità in ambito dei processi industriali fanno il resto, e poi, le ambizioni alchimistiche che Cagliostro ci ha lasciato in eredità sono sempre presenti.
La ceramica giapponese é un ponte tra l'alchimia orientale e quella occidentale, ecci perché ci affascina.

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